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lunedì 1 settembre 2008

Alitalia: il fallimento dell'Italia civile che mostra tutta la ragion d'essere perversa del regime berlusconiano


Nella dramma di questi giorni attorno ad Alitalia riviviamo in diretta un nuovo fallimento dell'Italia civile, prima ancora che il successo personale dell'imbonitore di Arcore.
Le colpe dei sindacati sono state immense.
Ricordo che sono stati i sindacati, e non le balle berlusconiane sulla cordata fantasma, a fare fallire la trattativa del governo Prodi con i francesi che prevedeva meno licenziati e meno patrimonio da liquidare. Insomma meno perdite da porre a carico della comunità.
Ed ora?
Le parole di Colaninno sono state chiare: "non ci potrà essere una normale trattativa con i sindacati, l’alternativa è il fallimento".
Insomma si è voluta giocare la solita partita cieca ed egoistica da parte dei sindacati, ma ora sotto l'occhio relativamente coeso dell'opinione pubblica per via delle condizioni economiche oggettivamente insostenibili per l'azienda, non ci sarà più scelta.
Ciecamente. Perché è stato il sindacato a causare fattivamente la bancarotta dell'azienda mettendo i bastoni fra le ruote davanti alla proposta ragionevole dei francesi e cercando di sfruttare la sortita berlusconiana per trarne il proprio misero vantaggio di parte. Ben sapendo che ogni trimestre passato senza soluzione definita sarebbe costato circa 300 milioni di euro di perdite allo stato in più. Trimestre dopo tirmestre.
Perché in ultima analisi è stato il sindacato a causare le condizioni ultime che tolgono ora al sindacato stesso ogni ulteriore possibilità di manovra. Il sindacato, non le balle di Arcore.
Mettendo ora a Berlusconi la possibilità di mietere una nuova vittoria di immagine, questa volta addirittura internazionale, su un bel piatto d'argento. Proprio come Bassolino fece con il problema spazzatura.
Pensate che Berlusconi si farà sfuggire l'occasione? Io dico di no.
D'altre parte chi altro poteva riuscire a risolvere l'annoso problema Alitalia col classico colpo di scure se non Berlusconi?
Quale altro Presidente del Consiglio poteva decretare l'apertura forzosa delle discariche campane e, se necessario, a colpi di manganellate? Quale altro Presidente del Consiglio poteva fare partire una furibonda campagna ai danni dei "fannulloni" statali per aumentarne la oggettivamente bassa efficienza? Quale altro poteva tagliare i soldi alle forze dell'ordine millantando la prospettiva di avere aumentato la sicurezza del paese?
Poteva l'onesto Prodi in quest'Italia ruffiana e sempre vittima delle solite beghe di cortile? No.
E questo i cosiddetti "salotti buoni" lo sanno. Per questo i salotti buoni appoggiano il baro di Arcore. Perché sanno che è l'unico capace di piegare la partitocrazia parassitaria del paese così come le masse incolte.
Ed eccolo il novello pifferaio magico da Arcore.
E le masse lo seguiranno eccome. Perché le masse fiutano l'uomo che fa. L'uomo che decide come opposto al quaquaraquà partitocratico.
In questo senso forse Berlusconi è proprio l'uomo giusto, oggi, per affrontare la bancarotta di stato che viene.
Ma non rallegriamoci veramente.
Perché il successo di Berlusconi è il fallimento dell'Italia civile e repubblicana.

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