"Non importa dove si nasce se si combatte per le stesse idee e si crede nelle stesse cose."
Paolo Borsellino

chi voteresti alle politiche ora?

soddisfatto del governo Berlusconi?

sabato 28 giugno 2008

Magistratura online


Vorrei introdurvi oggi ad un blog amministrato da magistrati per così dire "alternativi". Si chiama Uguale per tutti ed è un blog dedicato al giurista come anche al cittadino comune.
In tempi in cui attaccare la magistratura è infatti diventato come sparare alla croce rossa (sia per ragioni obbiettive di inefficienza ma soprattutto per l'attacco mediatico congiunto che le viene dalla classe politica tutta), dimenticandoci tuttavia che la magistratura è solo uno dei tanti fallimentari microcosmi di cui si compone il fallimentare sistema Italia, la mia speranza è quella che si possa ricostruire un rapporto positivo con almeno una parte di un fondamentale istituto dello stato.
L'unico che potrebbe avere il potere e la forza di liberare il gabbato popolo italiano dai noti farabutti della Casta politica.

Il testo che segue è tratto dal blog di Benny Calasanzio Borsellino.

"In questi giorni abbiamo parlato spesso del Consiglio Superiore della Magistratura. Spero di non avervi offeso. Lo so, è un argomento hard, vietato ai minori di 18 anni. Ma in questi giorni sono stato costretto a fare paragoni tra teatrini istituzionali e istituzioni credibili, e il CSM ha sempre occupato il primo termine di paragone. Adesso sono moralmente obbligato a tirare su la media qualitativa del blog. Basta parlare di Vacca e colleghi. Parliamo di cose serie.
Quasi un anno fa un gruppo di magistrati decide di aprire un blog. Magistrati accomunati da un difetto: lavorare troppo, fare in eccesso, e guarda caso, tutti in rotta con le associazioni tradizionali. Due di loro, che ricevevano regolarmente la mailing list di Magistratura Democratica, sono stati rimossi dall'elenco. Tiè, così imparano a navigare.
Chiamano il blog "Uguale per tutti". Forse si riferiscono alla Legge, forse al diritto di opinione che ai magistrati sembra "vietato". Lo aprono aspettandosi una cinquantina di visite al giorno, soprattutto degli addetti ai lavori. Nemmeno il più ottimista di loro poteva immaginare però che dopo un anno avrebbero ricevuto quotidianamente almeno 700 visite uniche, che sempre più spesso sforano le mille. I quattro "audaci fondatori" sono nomi noti dell'ambiente giudiziario, per una volta in positivo. Felice Lima, magistrato a Catania, Bruno Tinti, procuratore aggiunto di Torino (autore di Toghe Rotte), Stefania Barbagallo, pubblico ministero al Tribunale dei minori di Catania e Stefano Racheli, sostituto procuratore generale a Roma. Ogni giorno pubblicano almeno un post, molto spesso danno spazio ai contributi esterni.
Come si può spiegare un simile successo? La risposta è molto semplice, ed è che i loro scritti, i loro appunti ed i loro comunicati vengono letti e attesi non solo da altri magistrati, ma anche e soprattutto dalla gente "comune", che ormai vede quel blog come "traduttore" dei fatti giudiziari, come un punto di riferimento attendibile e professionale ma che parla in "italiano". Felice Lima e Bruno Tinti in particolare sono stati tra i più fermi difensori di Luigi De Magistris e Clementina Forleo, e sono stati anche tra i pochi che fin dall'inizio a dire che erano vicende fondate sul nulla e che i due giovani magistrati stavano pagando l'aver scavato dove non dovevano. Ma lo fanno per difendere il sistema giustizia, non due persone.
Ogni post riceve almeno una ventina di commenti, anche da gente che nulla sa della giustizia e degli ordinamenti, ma che grazie a questi quattro magistrati riesce a capire, a formarsi una propria opinione. E forse è questo che da fastidio agli illustri colleghi. Anche chi li detesta deve però ammettere che il loro è stato un esperimento riuscito, e che sempre più spesso la gente premia il giudice che scende per strada, che scende al livello dei "civili" per parlare, per confrontarsi, senza per questo venir meno ai propri doveri e alla propria credibilità. E non è un caso se a perdere credibilità siano stati al contrario quei magistrati che si ammantano della "carica", che dispensano opinioni a monosillabi e che quando si tratta di avere un rapporto alla pari con la gente si negano infastiditi. Lo spirito del blog è perfettamente riassunto nella loro presentazione:

Questo blog è promosso da magistrati che intendono parlare sia alla società civile che ai loro colleghi. E’ promosso da magistrati che non si attribuiscono qualità superiori a quelle dei tanti loro colleghi che quotidianamente si spendono senza riserve, con un’abnegazione che in nessun modo viene apprezzata e men che meno ricompensata, ma che credono che per affrontare in maniera nuova e diversa i gravi problemi che affliggono la giustizia non si possa aspettare che a cambiare siano “gli altri”, ma, mentre si invoca dagli altri questo cambiamento, si deve essere pronti ad offrirlo e seriamente noi stessi."

Benny Calasanzio Borsellino

venerdì 27 giugno 2008

LETTERA A SOFIA

"Carneade! Chi era costui?"
Immagino che la manzoniana domanda si stia aggirando nelle vostre teste.
Sofia è una giovane militante di destra, i suoi quindici anni sono il nostro futuro, sono il nostro specchio, sono la nostra linfa.
Quindici anni che portano una ragazzina ad interessarsi di politica militante, una politica "difficile" in un partito dove non si parla di veline o di miss Italia, un covo di anime nere, con cupi anni di lotta portati sulla pelle con dignità e onore.
Sofia sale sulle spalle di noi tutti e vuole arrivare a vedere il mondo.
Attenta ascolta le parole dei vecchi militanti e mi piace immaginarla con i gomiti appoggiati alla scrivania e l'aria sognante.
La sua mente usa le nostre parole per disegnare un mondo, per tracciare linee sottili che determinino in modo netto, il bianco e il nero, il bene e il male, la verità e le bugie.
Come tutti i cuori giovani, l'onesta', il rigore morale, l'innocenza sono i suoi pennarelli, sono i suoi tratti distintivi, sono gli strumenti della sua stessa vita.
Ella si forma così un suo quadro ben preciso, sociale, politico e umano; conosce e condivide valori che sente visceralmente integri e solidi, abbraccia con tutto l'ardore che può il senso innato della giustizia e della verità.
Sofia si fida.
Pone la sua fiducia nelle mani di quegli uomini che sventolano le bandiere più nobili e pure che l'animo umano possa immaginare: Dio, Patria, Famiglia!
È contenta, felice d'aver fatto la sua scelta, impara a conoscere il divenire delle cose, comprende che la destra è prima di tutto uno stato dell'anima e poi diventa militanza politica.
Durante le elezioni grida a squarciagola le sue idee, i suoi slogan, i nostri slogan, si sente partecipe di un tumulto interiore che vuole liberare il suo paese dall'inganno e dai soprusi.Vuole inseguire la chimera imprendibile dei suoi sogni che sono da sempre anche i nostri.
S'agita, s'infervora, spende tutta se stessa e la sera, quando si lascia cadere sul letto, gode, sfinita, della felicita' di stare dalla "parte giusta".
Poi il turbine elettorale passa, le acque si chetano e tutto inizia a mutare in modo sotterraneo e viscido.
All'inizio non lo comprende, non ne ha esperienza, ma sente a pelle che qualcosa non quadra, che i suoi semplici conti non tornano .
Si guarda le mani e prova a ricomporre i pezzi del suo puzzle... ma non ci riesce più: allora alza lo sguardo e cerca i visi che l'avevano circondata, che l'avevano ammaliata con proclami arditi e motti pungenti.
Non trova più quelle facce, non incrocia più quegli sguardi: s'accorge, d'un tratto, che quei "guerrieri" dalle lucide armature, si sono trasformati in ometti "grigi e bigi", sempre trafelati nel rincorrere e brigare per soddisfare il bisogno di potere.
Comprende, la piccola, che quello cui ha assistito, e che pensava fosse una ragione di vita o di morte, altro non era che uno spettacolo teatrale fatto da pochi attori e da molti mestieranti di terz'ordine.
Ha le lacrime agli occhi, nulla più gli e' chiaro, straccia gli amati disegni che avevano colorato i suoi sogni di militante e, confusa, rivolge ai militanti le sue domande.
Sono interrogativi pesanti, pesantissimi, che nella loro indifesa semplicità sono in grado di sovvertire le coscienze e di appiccare il fuoco della rivoluzione.
Noi tutti dobbiamo dare a Sofia le risposte che ella chiede e che merita, noi tutti abbiamo il dovere morale di svestire i panni della superbia e fare penitenza.
Sentirsi dire da una ragazzina "ma chi siete, cosa siete diventati?" deve essere la scossa ad alto voltaggio per le nostre anime, lo stimolo in grado di riaffermare, col pugnale tra i denti, la nostra identità di uomini di destra o di ridurci in cenere ab eterno.
Noi non siamo mercanti, non siamo fidi scudieri di nessuno, delle gerarchie ce ne freghiamo, l'ordine costituito è sempre un buon motivo per rovesciarlo quando diventa una orrida monarchia che stritola l'uomo e lo rende simile alla bestia che sa vivere solo di denaro e presenze in TV.
Noi riaffermiamo "l'UOMO" quale elemento centrale del nostro pensiero, che dal ceto più basso a quello più alto abbia sempre le medesime opportunità e l'unico fine di migliorarsi.
Noi non ci lasciamo comprare e non siamo in vendita, piuttosto lasciamo il sangue sulla strada, ci immoliamo con orgoglio davanti ad un nemico cento, mille volte più numeroso ma non pieghiamo la schiena per vigliacca convenienza.
Ad Orvieto troverai leoni cara Sofia, leoni che ce la metteranno tutta per tornare a renderti orgogliosamente di destra!
Di questa destra, l'unica destra che conosciamo e che reputiamo tale: la destra dei guerrieri e non degli omuncoli. Decreteremo la fine dell'incertezza e degli inciuci, spediremo al mittente tutte le profferte di riconoscimenti ed onori effimeri.
L'unico nostro onore sarà nel riconsegnare a te e a tutti coloro che CREDONO, il simbolo eterno della fiamma purificata e mondata dal fango con il quale esseri spregevoli, per la loro vanità personale, hanno provato a insozzarla. Sofia, questa e' la nostra promessa, questa e' la speranza di noi tutti !
Forza e onore!

Il diritto di sapere

Oggi, venerdì 27 giugno, il settimanale L'Espresso pubblica il testo di una conversazione telefonica tra Silvio Berlusconi e il direttore di "Rai Fiction" Agostino Saccà avvenuta il 12 settembre 2007. Nella seconda parte della conversazione, pubblicata dal settimanale in edicola e sul sito internet, il Cavaliere parla dell'attrice Antonella Troise.
Dapprima mi era sembrato non corretto pubblicare il testo di questa intercettazione, non potendovi riscontrare alcuna rilevanza penale in essa.
Ma un altro genere di considerazioni, e cioè la valenza morale della stessa mi spinge ora a mostrarne il testo anche su questo blog:

Ber: Punto secondo, quella pazza della Antonella Troise...
Sac: Sì.
Ber: Si è messa in testa che io la odio...
Sac: Sì.
Ber: Che io ho bloccato la sua carriera artistica..
S
ac: Ma...
Ber: È andata a dire delle cose pazzesche in giro... Ti chiedo questa cortesia, di farle una telefonata...
Sac: La chiamo...
B
er: E di dire: guarda che e, e, e... fissare un appuntamento, non lo so, dire che c'è qualche cosa, e di dire che io ti ho tolto la tranquillità perché sono un po' di settimane che continuo a dirti: io devo far lavorare la Troise...
S
ac: Va bene, la chiamo, la convoco...
B
er: Scusa, dille, sottolinea il mio ruolo attivo...
S
ac: Va bene.
Ber: Perché io continuo a dirglielo, ma lei dice pensa che io le sia di ostacolo addirittura, che è una cosa folle, io non sono mai stato di ostacolo a nessuno in vita mia in nessun campo... va bene, però è pazza e, quindi...
S
ac: Sì.
B
er: Fammi questa cortesia perché sta diventando pericolosa.
S
ac: Va bene...

Il punto a cui volevo arrivare è che non sta scritto da nessuna parte che i cittadini debbano venire a conoscenza dei soli fatti che hanno una rilevanza penale, e che sarebbe utile e, secondo me, anche auspicabile che anche semplicemente fatti moralmente rilevanti vengano portati a conoscenza della cittadinanza.
Questo in modo che sia possibile il controllo democratico della classe dirigente, concetto ben radicato nei lontani Stati Uniti, ove una limitazione della libertà di stampa come quella allo studio del Parlamento italiano sarebbe impensabile.
In poche parole, non è forse interesse dei cittadini venire a conoscenza anche di particolari moralmente rilevanti come quelli per esempio contenuti nell'intercettazione sopra pubblicata? Non è interesse del cittadino sapere quale possa essere la natura del Berlusconi vero fuori della artificiosità delle comunicazioni televisive preconfezionate?
Non coincide in questo caso il diritto di sapere con l'interesse della Nazione?
Non possiamo noi, popolo italiano, pretendere dai nostri dipendenti, la classe politica, che la loro vita privata sia, come quella pubblica, limpida e trasparente come il vetro?
Sempre partendo dalla supposizione che il fine della classe politica sia quello di servire il popolo, e non viceversa.

giovedì 26 giugno 2008

E siamo alle solite...

Propongo oggi il seguente articolo di Massimo Fini uscito su Il Gazzettino il 20/06/08.

"E siamo alle solite. Il governo si è insediato da nemmeno due mesi che già Berlusconi propone e impone la consueta legge "ad personam", fatta su misura per salvarlo da quelli che vengono pudicamente chiamati i suoi "guai giudiziari". È un dejavù. Ma questa volta la legge è talmente scombicchierata, sconclusionata, assurda, irragionevole, irrazionale, spudorata e, soprattutto, devastante per l'intero ordinamento giudiziario e per il convivere civile che si stenta a credere che due senatori abbiano osato proporla, un governo e un ministro della Giustizia l'abbiano fatta propria, una maggioranza l'abbia sostenuta e un Parlamento l'abbia approvata. Perché è una legge che non si è mai vista nè nel Primo né nel Terzo Mondo e nemmeno all'altro mondo. Perché non sta né in cielo né in terra.
Dunque, un emendamento inserito in un decreto che prende il nome, divenuto quanto mai beffardo, di "decreto sicurezza", statuisce la sospensione dei processi in corso che riguardano reati commessi prima del 30 giugno 2002 e che prevedono una pena non superiore ai dieci anni di carcere. Un ulteriore emendamento intima ai magistrati di dare priorità, anche per il presente e il futuro, ai reati che hanno una pena edittale superiore ai dieci anni. La "ratio" di questi emendamenti è di "dare priorità ai reati che destano maggior allarme sociale". Perché non destano "allarme sociale" le rapine, i sequestri di persona, le estorsioni, gli stupri, le violenze sessuali, la bancarotta fraudolenta, la concussione, la corruzione, la corruzione di magistrati che non sono che una parte di quelli che rientrano nella norma che prevede la sospensione dei rispettivi processi e per alcuni dei quali la stessa maggioranza non fa che invocare la "tolleranza zero"? E non desta "allarme sociale" che un presidente del Consiglio abbia potuto corrompere un testimone, in due distinti processi, pagandogli 600 mila dollari perché mentisse, è esattamente il reato per cui l'onorevole Berlusconi è sotto processo davanti al Tribunale di Milano, e che rientra naturalmente fra quelli che verranno sospesi (reato attribuito al premier è, guarda caso, del febbraio 2001), e per il quale è stato organizzato tutto questo incredibile baradan? Senza contare che tutto ciò dilata ulteriormente i già lunghissimi tempi della giustizia italiana di cui tutti, a parole, lamentano, e che ne sono il vero cancro. E senza nemmeno mettere in conto che queste norme inaudite violano almeno tre principi fondamentali del nostro ordinamento, costituzionalmente garantiti: l'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, l'indipendenza della Magistratura, l'obbligatorietà dell'azione penale. E che indicazioni ne trarranno, per il presente e per il futuro, i rapinatori, gli stupratori, gli scippatori, i topi d'appartamento, i bancarottieri, i concussori, i corruttori?

Un intero ordinamento giuridico viene scardinato a pro di una singola persona. Norme del genere avrebbero innescato una rivoluzione non dico in un qualsiasi Paese liberaldemocratico e occidentale, ma nel Burundi, nel Burkina Faso, nel Benin. E invece da noi stanno per passare tranquillamente salvo qualche ammoina dell'opposizione il cui leader, Walter Veltroni, ha affermato che "è stata strappata la tela del dialogo". Qui ciò che è stato strappato, anzi stracciato, è il diritto che riguarda tutta la comunità e non il rapporto con l'opposizione di cui potremmo anche fregarcene. Così come la questione non riguarda lo scontro fra Esecutivo e Magistratura. Riguarda noi tutti.

Che fare? Forse sarebbe stato meglio dar retta a un modesto suggerimento che mi permettevo di dare sul Tempo di Roma (che non è esattamente un quotidiano di sinistra) a metà degli anni '90, quando Berlusconi cominciò la sua devastante campagna contro la Magistratura italiana. E cioè, varare una norma del tutto speciale, sulla falsariga delle "Disposizioni transitorie e finali" che stanno in coda alla nostra Costituzione, e che recitasse, più o meno, così: "Silvio Berlusconi , i suoi discendenti, le sue consorti, i suoi consanguinei e tutti i membri, a qualsiasi titolo, della Casa di Arcore sono dispensati, per il passato, il presente e il futuro, dall'obbligo del rispetto delle leggi penali". Ci saremmo perlomeno risparmiati lo scempio di questi giorni."

Massimo Fini

martedì 24 giugno 2008

La fine di un'inganno

L'Eurostat ha pubblicato oggi i valori del prodotto interno lordo pro-capite misurato in standard di potere d'acquisto per l'Italia e la Spagna per l'anno 2007.
Il dato negativo allora contestato dal governo Prodi del 2006 non migliora, anzi il divario cresce ulteriormente: la Spagna si attesta su quota 107 mentre l'Italia scende a quota 101.
Ma è il dato in funzione del tempo e valutato negli ultimi 10 anni che rivela una preoccupante tendenza che i governi passati hanno bene provveduto a nascondere alla gente.
È questo il dato di un paese in costante impoverimento materiale (e morale ovviamente, essendo questo sotto gli occhi di tutti) e direi, citando il bel libro di Stella/Rizzo, quasi alla "deriva".
Ad una più attenta disamina il grafico rivela anzi un andamento abbastanza lineare del calo di pil pro capite, il tutto apparentemente non influenzato dai governi di centro-destra e centro-sinistra che si succedono nel periodo in questione. Si può forse rilevare un picco nel 2001 in corrispondenza dell'attacco terroristico alle Torri gemelle. L'importanza in scala macroeconomica dell'evento è però smentita dal dato spagnolo, visto che l'economia spagnola sembra quasi procedere indisturbata nella sua via ascensionale. Questo perché un'economia virtuosa non è bloccata tanto da fenomeni terroristici (addirittura nemmeno l'effetto degli attentati di Madrid è rilevabile dal grafico soagnolo) quanto più da problemi di genere strutturale. Che sono quelli italiani.
Corruzione, criminalità, investimenti esteri, produttività nel lavoro, competitività internazionale, lottizzazione politica, gerontocrazia della classe dirigente, burocrazia, infrastrutture, per citarne alcuni. Tutti parametri in cui siamo i campioni in negativo.
In poche parole il dato conferma la nostra analisi politica che la crisi italiana corrisponde ad un declino strutturale e politico di lungo periodo che non ha un colpevole specifico. Perché se è vero che il centro-destra, una volta al governo, si è più preoccupato di risolvere i propri problemi giudiziari e fiscali con un impatto per il popolo desumibile dal grafico, anche il centro-sinistra non si è certo impegnato, una volta al governo, a risolvere il conflitto di interessi ed a regolamentare il settore radiotelevisivo come ci si sarebbe potuti attendere da un'opposizione andata al governo.
Ed infatti è questa la caratteristica peculiare della Casta politica: due grandi blocchi divisi in televisione e nei proclami pubblici, ma uniti nei salotti e nelle stanze del Palazzo.
Il risultato per il cittadino? Lo si può ben leggere nel grafico.
È ora che cali definitivamente il sipario su questa che è stata la grande menzogna degli ultimi 15 anni.
Così iniziò, ancora me lo ricordo; con quel vecchia promessa berlusconiana del milione di posti di lavoro. Furono quella speranza e quella promessa di benessere e libertà che il berlusconismo adoperò per blandire ed addormentare il popolo italiano.
Ma un giorno gli italiani si sveglieranno. E si accorgeranno di essere più poveri di prima.

lunedì 23 giugno 2008

Legalità, giustizialismo....ed altro

Audizione di Emilio Pellicani in “Commissione P2″(24 febbraio 1983 Volume III, Tomo XX, pagg. 414, 415, 416)
Massimo Teodori — Per quanto riguarda il dottor Corona, lei parla ad un certo punto del suo memoriale di compensi elettorali: vuole specificare da chi ha avuto queste notizie, di che cosa si tratta e di quale periodo?
Pellicani — II periodo in cui Corona inizia a prendere dei soldi da Carboni parte dal 1980, quando lui era ancora presidente della Regione sarda. In quella occasione credo che lui abbia avuto da parte di Carboni dei finanziamenti provenienti dal gruppo Berlusconi per l’operazione Olbia 2.
Massimo Teodori — Provenienti, scusi?
Pellicani — Dal gruppo Berlusconi, Silvio Berlusconi, Edilnord.
Massimo Teodori — Dal progetto Olbia 2?
Pellicani — Da Olbia 2. In quell’occasione Carboni mi disse di aver già bonificato a varie persone della Sardegna, tra cui l’onorevole Corona, per circa 380 milioni di cui 200 dati all’onorevole Corona ed altri ad altre persone.
Massimo Teodori — Quindi è Carboni che lei ha detto di aver… lei non ha seguito queste pratiche in proprio?
Pellicani — No.
Massimo Teodori — È una notizia che lei ha da Carboni.
Pellicani — Io so perché ci furono addebitati 500 milioni che furono portati da Fedele Confalonieri tutti in contanti a Cagliari mentre Carboni, Berlusconi e Corona erano a Cagliari.
Massimo Teodori — Cioè, furono portati 500 milioni in contanti?
Pellicani — 500 milioni in contanti.
Massimo Teodori — Quante valigie occupano 500 milioni in contanti? E una dimensione che io non conosco.
Pellicani — Una valigetta ventiquattr’ore.
Massimo Teodori — Furono portati a Cagliari dove c’erano…? Può ripetere?
Pellicani — Dove c’erano Silvio Berlusconi, Flavio Carboni ed Armando Corona. Però i soldi non furono consegnati tutti; Carboni disse che aveva consegnato tutti i soldi, mentre in realtà, in quell’occasione, credo abbia distribuito 280 milioni e di questa distribuzione vi è traccia sempre nei documenti dati alla magistratura.

Beppe Niccolai da Rosso e Nero dal “secolo d’Italia” del 30 luglio 1982:
“..non contestiamo la libertà di fare i miliardi, buttandosi in politica, in pochi anni. Per carità! Solo ci dovrebbe essere un dovere tassativo: quando si fanno i miliardi, specie velocemente, per se e per i potenti di cui si è portaborse, si deve dichiarare la ricetta, grazie alla quale si è divenuti miliardari. Altrimenti il … gioco non torna.”

Non solo non si dichiarano le origini delle proprie fortune.
Si cerca pure di evitare un chiarimento giudiziario, su presunti fatti , che rivestono rilevanza penale.
Con leggi ad personam.
Fatte queste debite premesse, occorre dire che purtroppo, si risponde all’iniziativa del presidente operaio con bandana con atteggiamenti che, partendo da una posizione di difesa della legalità, sfociano poi nel giustizialismo.
Gran brutta bestia quest’ultimo.
Ancor più brutto quando a tirar le fila sono ex magistrati che sguazzano in politica.
Si è proprio vero. Sembra di vivere in una repubblica bananiera.
Da una parte il caudillo che si fa gli affari suoi con i soldi nostri. Manda l’esercito nelle strade e la polizia a manganellare la popolazione che chiede garanzie per la propria salute. Ogni giorno annuncia programmi ed interventi come spot pubblicitari, immancabilmente smentiti il di seguente.
Dall’altra c’è chi crede di trovare una soluzione giudiziaria a problemi politici. Soluzione di parte, è ovvio.
E fino a qui è lo scontro tra due caste. Ben consolidate.
Il vero problema è quando il cittadino comune rimane invischiato in questi ingranaggi. Allora nessuna vestale della legalità si straccia le vesti. Nessun girotondo è previsto. Nessuna copia della costituzione viene agitata. La cosa non fa notizia.

Eppure c’è una sentenza della Cassazione penale che dovrebbe fare riflettere. La quale ci ricorda che “… la sentenza di non luogo a procedere ………. rimane prevalentemente una sentenza di natura processuale e non di merito, finalizzata ad evitare i dibattimenti inutili e non ad accertare se l’imputato è colpevole o innocente. Ne deriva che il parametro di valutazione del giudice, cui è imposto di adottare la sentenza di non luogo a procedere non è l’innocenza dell’imputato ma l’impossibilità di sostenere l’accusa in giudizio...”
Sezione IV, sentenza 16 gennaio-14 marzo 2008 n.11335

In sostanza si evidenzia che esiste una casistica in cui l’azione d’indagine è carta straccia.
Che chiaramente è costata tempo, denaro….e magari carcerazione. Tutto materiale inservibile in un dibattimento.
Ebbene vorremmo che questi paladini della legalità ci dicessero cosa ne dobbiamo fare di quei magistrati che hanno portato avanti tali inchieste.
Non con spirito giustizialista. Non è richiesto.
Basterebbe nel rispetto di quel principio che afferma che tutti siamo uguali di fronte alla legge.
Ecco perché ci disturba assai questo spirito giacobino.
Forse per ora è meglio un presunto colpevole in libertà che un innocente in galera.
In attesa di una soluzione.
Che la politica non può farci attendere ulteriormente.

sabato 21 giugno 2008

Repubblica delle banane

Il Berlusconi IV parte esattamente da dove il Berlusconi II aveva iniziato.
Cioè si riparte daccapo.

Infatti il primo atto del Berlusconi II fu, il 28 settembre 2001, la legge delega per la riforma del falso in bilancio, norma approvata a tempo di record grazie all’intervento del capogruppo DS della Camera, Luciano Violante, che ne chiese addirittura la procedura d’urgenza per il dibattito in aula. Relatore: Gaetano Pecorella, uno degli due avvocati personali del Premier. Ma anche il secondo, Niccolò Ghedini, non rimase con le mani in mano partecipando con puntuali emendamenti.
Dalla norma, che ridusse notevolmente i tempi di prescrizione e depenalizzò fortemente il reato, il Presidente del Consiglio trasse subito vantaggio personale ottenendo due prescrizioni e nel processo All Iberian 2 una assoluzione “perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato”. Dalla sua legge appunto.

Tempi moderni. Il governo Berlusconi IV più deciso che mai, più attivo di sempre, più capelli di prima.
Un governo sonnecchiante e latitante su questioni importanti che toccano le tasche dei cittadini come la questione dei rifiuti campani (ora tre anni necessari si dice, mentre in campagna elettorale si parlò di due mesi), Alitalia (300 milioni di euro di perdite a trimestre ma ancora la fantomatica cordata italiana che doveva essere pronta in 3 settimane non si vede) e Rete4 (ci attendono 350 mila euro di multa al giorno retroattivamente a partire dal primo gennaio 2006 ma anche qui latitanza pura) per fare tre esempi, ma determinatissimo ed instancabile quando si tratta di toccare il tema giustizia.
Così mentre nel frattempo il popolo viene blandito con un fantomatico “decreto sicurezza” si ripercorre la vecchia strategia castista di provvedere prima di tutto alla sicurezza del clan di Arcore & sodali. Perché i provvedimenti degli ultimi giorni non vengono per nulla incontro alla sicurezza dei cittadini ma sono l’ennesimo tentativo con cui la Casta politica tende all’impunità? Vediamo:

  1. legge sulle intercettazioni: come abbiamo dimostrato nei post precedenti, le intercettazioni non sono né troppo costose né troppe nonostante le affermazioni dei giornalisti paraculi di regime. Il problema non è della magistratura se l'Italia è il paese della corruzione e del malaffare (studio OCSE) e se intere regioni sono preda del potere mafioso e camorrista. Le intercettazioni sono tante perché i criminali abbondano, l'Italia non è mica la Svizzera! Ma le intercettazioni sono infine un mezzo a tutela del cittadino onesto, che certo, in cambio della sicurezza, rinuncerebbe ad un poco della sua privacy per l'interesse proprio e quello comune. Perché chi è onesto non ha nulla da temere. In ultimo le intercettazioni non sono manipolabili come i pentiti e costano molto meno di mesi e mesi di appostamenti e pedinamenti. In poche parole le intercettazioni non sbagliano mai e sono uno strumento di sicurezza e garanzia per tutti noi.
  2. Provvedimento blocca-processi: il decreto legge che vuole sospendere tutti i processi puniti con la reclusione fino a dieci anni per i reati commessi prima del giugno 2002 sospendendoli per un anno non viene incontro alle esigenze dei cittadini. Prima di tutto la norma è incostituzionale perché prefigura una lesione del diritto ad un processo di "ragionevole durata" (Articolo 111 della Costituzione), potendosi tra l'altro il decreto reiterare e quindi i processi rinviati sine die, e perché lede il principio dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge (Articolo 3). Pensate un po' a quegli onesti cittadini, vittime di soprusi o ingiustamente accusati, che dopo avere penato per anni dietro a delle vere e proprie odissee giudiziarie si vedano ora i loro processi bloccati, per ora per un intero anno ma chissà per quanto ancora, e quindi scavalcati da altri più recenti. È un provvedimento che toglie ai cittadini il diritto e la possibilità di essere processati nel più breve tempo possibile. Una norma ingiusta e contro l'interesse vero dei cittadini onesti.
  3. Provvedimento salva-Premier: Che questa norma violi l'Articolo 3 della Costituzione, vedi sopra, va da se. Infatti la norma, Lodo Maccanico-Schifani fu già proposta ma dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale nel gennaio 2004. Eppure è per me l'unica norma che ha un senso. Perché? Perché se il problema è di fermare il processo Mills o gli altri processi pendenti sulle spalle dei soliti noti, allora conviene al popolo italiano di dotare costoro di un carta di impunità fino alla durata delle loro cariche, cioè una sorta di "crime card", purché si lascino stare i 100 mila processi che si vogliono bloccare (pur di fermare i loro), non si impediscano le intercettazioni di migliaia di criminali ogni anno (pur di cancellare le belle registrazioni della nitida vocina del Presidente del Consiglio) e si evitino ulteriori danni al già disastrato stato della giustizia italiana. Insomma carta bianca. Dopo James Bond con la sua licenza di uccidere, Silvio B. con la sua licenza di farsi i cazzi suoi. Vabbè diamogliela. Basta che ci lasci in pace.

giovedì 19 giugno 2008

Il Re è nudo!

Di seguito posto il brillantissimo commento dell'amico Dottore Giovanni Palombo che condivido in toto.

"Fin da ragazzino ho avuto pieno disprezzo per l'autorita' costituita, forse nei miei geni si nasconde una forte componente anarchica, boh!
In realtà l'autorità contro cui mi sono sempre rivoltato e' stata quella alla quale non riconoscevo una superiorità' morale, una validità di pensiero, una ferrea logica etica.
Ero pronto a sfidare quelle figure che attraversavano la mia vita con l'arroganza della presunzione, con la supponenza di chi detiene il potere... insomma se c'era qualcosa o qualcuno che a mio modo di vedere commetteva una ingiustizia o un un sopruso, la mia reazione e' sempre stata di fiera lotta, di ostruzione armata.
Non mi sono mai tirato indietro anche quando sul campo le mie forze erano largamente inferiori a quelle del "nemico" che mi si parava davanti. Oggi, in questa mia terra, splendido teatro di storia , di pensatori, di uomini illuminati quella antica sensazione di rivolta si fa ogni giorno più grande e piu' cocente.
Il "ducetto" di Arcore, la Wanna Marchi della politica italiana, l'esempio del peggio da additare ai propri figli e' stato nuovamente rieletto dal popolo italiano alla guida del nostro paese. Un Berlusconi "nuovo", reso più saggio dall'età e dalle passate tranvate politiche, questa era forse la speranza di larga parte di coloro che lo hanno votato.
Gli Italiani, dinanzi alla oggettiva disperazione in cui erano stati gettati da un governo di sinistra che ha brillato nella sua politica solo nel compito di render conto all'Europa strozzina e usuraia delle banche, si sono visti smarriti ed hanno scambiato Berlusconi per il deus ex machina in grado di risollevare le sorti dell'amata patria.
Mai errore fu più grossolano, mai valutazione fu cosi' sconsiderata: già dai primi atti di governo, questo padre della patria, cui la veneranda eta' avrebbe dovuto insegnare la saggezza, ha mostrato il suo vecchio volto, la sua arroganza, la prepotenza, la tenacia nel perseguire i propri fini sulla pelle di tutti gli Italiani.
"Diamogli tempo", " ha appena iniziato", "vedremo i risultati"...queste sono le litanie propinate dalla stampa, dai media, dai suoi servi giornalai. Il tempo lo sta bruciando, le decisioni ardite sono pane quotidiano, la protervia e' il condimento di ogni pasto degli Italici coglioni!
Manganellate ai napoletani !
Esercito nelle strade!
No alle intercettazioni!
Rete4 non si tocca!
No ai processi! (o almeno a quelli che lo riguardano in prima persona) In galera chi favella contro , chi osa opporsi!
S'aumenta l'impegno militare - per sottolineare la sudditanza agli USA! Sono tutti provvedimenti di legge degni di una dittatura centroamericana, non di uno stato democratico. Il governo del monarca assoluto si muove come un caterpillar: compra, zittisce, elude, vìola, e al popolo tutto questo e' palesato come "decisionismo".
Ma su cosa si decide?
Quali sono mai i contenuti che un pover'uomo può spiegare con orgoglio ai propri figli?
L'opposizione che fa?
E' sufficiente il solo Di Pietro a porre un argine a questo fiume di merda che ci sta travolgendo? Il coniglio Veltroni che fine ha fatto?
S'è reso conto pure lui che "voleva fottere ed e' rimasto fottuto?"
La nausea mi stringe lo stomaco, la voglia di vomitare e' tanta.
Ieri in tv c'era il governatore Galan, uno che reputavo essere una persona seria, ma quando ha detto che "anche nelle altre democrazie europee le alte cariche dello Stato si proteggono cosi' dalle azioni giudiziarie e quindi e' giusto che il premier si confezioni una legge a suo uso e consumo", quel virus di anarchia latente che scorre nelle mie vene s'è incendiato come per una reazione nucleare.
Le alte cariche dello Stato si debbono difendere?
Proteggere?

E da chi?
Chi sono mai i nemici, i persecutori?
Qualche magistrato che compie o cerca di compiere il suo dovere? Ah, certo , anche la magistratura in questi anni ha dato una pessima prova di sé, s'è fatta corrompere ed istigare da settori che l'hanno trascinata volente o nolente nella lotta politica.
Ma questo e' un altro discorso e merita altra e più profonda disamina. Quello che resta inciso a lettere di fuoco sulle poche coscienze ancora vive degli Italiani e' che ormai siamo al golpe, dolce, delicato, con una puzza di soffritto pubblicitario.
Oggi non ci sono gli squadristi a dare la purga....oggi c'è Emilio Fede che ci imbocca piano piano, giorno per giorno in modo strisciante e viscido. Nella mia mente, nei miei sogni più arditi e "fascisti" il mio DUCE e' colui che affronta il plotone di esecuzione scoprendosi il petto, e' colui che rinuncia prima di ogni cosa e piu' di ogni altro, al privilegio e all'immunità derivategli dal potere che detiene.
Il mio re e', e deve sempre essere, nudo.
La trasparenza, l'onesta' morale devono essere la prima dote etica di chi governa, tutto il resto e' marciume e vigliaccheria, tutto il resto e' malaffare e prepotenza.
Salvate l'Italia, salviamo la nostra patria da questi cultori dell'assoluta follia del potere.
La piazza, la rivolta, la rivoluzione, la disobbedienza sono l'antidoto a questa deriva di immoralità.
Gli Italiani non possono vendere la loro dignità in cambio di quei 4 soldi dell'ICI.
Ditemi che non siamo cosi', ditemi che alla base della nostra cultura c'è il motto romano "dura lex, sed lex".
Un grazie di cuore lo rivolgo all'On. Di Pietro, unica voce nel deserto di questa opposizione. Ormai non si tratta più di una guerra tra destra e sinistra, tra fasci e compagni, quella di oggi e' una lotta per la sopravvivenza tra la gente per bene e gli zozzoni!
“O si pensa o si crede” diceva Arthur Schopenhauer, cari compatrioti e' ora di finirla di credere alla Befana ed e' "l'ora suprema" di tornare a pensare... possibilmente con la nostra testa!

Forza e onore."


Dottore Giovanni Palombo

mercoledì 18 giugno 2008

Arrestateci tutti

Vorrei mettere oggi al corrente di una nuova iniziativa di Antonio Di Pietro, la quale mi trova completamente solidale. Si tratta di una iniziativa forte e di disubbidienza civile di fronte al tentativo del governo (illegittimo rispetto all’articolo 21 della Costituzione e all’articolo 10 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo) di limitare notevolmente l'uso delle intercettazioni nei processi con una pena massima inferiore ai 10 anni (che sono anche il 95% del totale e praticamente tutti i reati comuni che toccano il popolo da vicino) ed oltre a questo la libertà fondamentale del diritto di stampa e di informazione.
Come abbiamo spiegato nei nostri precedenti commenti, si tratta chiaramente di un provvedimento
scandaloso voluto dalla classe classe politica di governo nella sua quasi totalità a vantaggio dei propri interessi di Casta.
La sola voce rabbiosa Di Pietro si stacca dal branco.
Mi vengono ora in mente le campagne giustizialiste a favore dell'allora PM di Milano nel lontano '92/'93 condotte in quegli anni dalla destra italiana. Quei conati moralizzatori sono ora solo un lontano ricordo.
Oggi Alleanza Nazionale tace. Il partito di Fini è diventato il notaio dei Poteri forti.
Da oggi diffondo il banner dell'iniziativa "arrestateci tutti" anche in questo blog.

"Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non ha tempo per gli italiani, per le vere emergenze del Paese. Il suo tempo lo dedica esclusivamente ai problemi personali, alle pendenze giudiziarie (dal processo Mills alla vicenda delle intercettazioni con Saccà), alla difesa ad oltranza delle concessioni pubbliche che gli consentono di trasmettere Rete4 e di incassare gli introiti pubblicitari attraverso Publitalia. Berlusconi non ha tempo per occuparsi degli italiani, è troppo occupato, anzi pre-occupato per le sue vicende private. Il suo è un governo ad personam, composto da persone fidate e nominate ministri per proteggere i suoi interessi.

La cosiddetta legge sulle intercettazioni, che tappa la bocca ai giornalisti e impedisce alla magistratura di indagare sulla maggior parte dei reati, non è voluta dagli italiani onesti, ma da politici disonesti. Questa legge impedirà la cronaca giudiziaria su atti pubblici. Non verremo più a sapere dei furbetti del quartierino, delle operazioni omicide compiute all’ospedale Santa Rita di Milano. Questa è una legge fascista. Esiste di fronte allo scempio della democrazia il diritto di disobbedienza civile da parte dei cittadini. Ed è esattamente quello che farò in questo blog e nel sito dell’Italia dei Valori, che pubblicheranno senza alcun timore delle conseguenze ogni atto pubblico di natura giudiziaria che sia di interesse dell’opinione pubblica.

Inoltre, l’Italia dei Valori darà il proprio supporto legale a tutti i blogger che saranno perseguiti per aver pubblicato notizie giudiziarie pubbliche.

Berlusconi deve sapere che l’Italia non è ancora di sua proprietà e che la democrazia non si può negoziare."

Antonio Di Pietro

martedì 17 giugno 2008

L'Italia agli italiani.... partendo dal lardo di Colonnata

L’Italia agli italiani, andava proclamando la nostra portavoce.
L’Italia agli italiani, ed intanto guidava lo sgombero di un campo rom a Milano.

Immagini, che seppur oramai lontane nel tempo, continuano a disturbarmi. Quasi come se la legalità fosse roba di destra, centro o sinistra.

Ben poca cosa ritengo, io, forse sbagliando, voler condizionare la campagna elettorale ad immagini che ricordano invece atti dovuti come conseguenza di una ordinanza prefettizia. Non atti portati avanti da un politico. Mi avevano insegnato che i politici debbono proporre soluzioni. Politica appunto. Ma la signora è per quella del fare.
Eppoi via, partecipare ad uno sgombero con i tacchi a spillo. Una dimostrazione di insensibilità verso chi vive in una condizione sub-umana. Sempre sopra le righe. Sempre inopportuna.


Comunque questo slogan ancora riecheggia nelle mie orecchie.
Bello, intrigante, evocativo. L’Italia agli italiani. Già l’Italia…..come se agli italiani interessasse poi molto della loro Patria. Intesa come terra dei padri, come terra della loro cultura, delle loro tradizioni, della loro storia.
Sembrerà strano. Ma queste riflessioni mi vengono da fare mentre sono a Colonnata (borgo di cavatori sui monti sovrastanti Carrara) mentre seduto ad un tavolo mi mangio un panino con il lardo.
Niente di irriverente, sia chiaro. Anche il lardo di Colonnata fa parte della nostra cultura.
Quella minore, quella popolare. Quella delle piccole patrie. Ma anch’essa ci appartiene. Ed anche questa è oggetto di attacco, nel tentativo di sradicamento della nostra memoria.
Se penso a questi sapori che vanno ad aggiungersi ai mille altri. Diversi e variegati. Come la mia terra. La terra dei cento campanili. Dei borghi, delle chiese, dei castelli.
E non parlo dei grandi centri. Non Firenze, Siena, Pisa o Lucca. Ma dei piccoli angoli fuori dai circuiti turistici, e pur per questo, non meno pieni di fascino.
Penso ai luoghi che hanno visto nascere e crescere Carducci a Valdicastello, penso alla Villa la Versiliana dove D’Annunzio risiedeva e compose tra le altre “la pioggia nel pineto”, penso a Torre del Lago dove quegli struggenti paesaggi ben si fanno interpreti del lirismo di Puccini, penso alle marine di Carrà, alle spiagge ed ai gozzi di Lazzaro, alla marineria viareggina descritta e dipinta da Viani, ed ad altro ancora.
Un paesaggio pervaso da quella luce che Piero della Francesca è riuscito a fissare nei suoi affreschi.

Cosa significa tutto questo. Cosa a che fare con l’Italia agli italiani?
Forse niente e forse molto.
Dico solo che questa mia terra mi stupisce per la poliedricità di immagini, di storie, di testimonianze, di paesaggi che riesce ancora ad offrire. Di storie, forse anche minori, ma che poi sono divenute parte della storia condivisa da tutti noi.
Ma oggi il mondo altro chiede.
Lo stesso lardo è stato messo sotto assedio da parte della comunità europea perché il sistema di preparazione non rispettava quelle che erano le idee dei burocrati di Bruxelles. Gli stessi che hanno determinato il raggio di curvatura che debbono avere le banane; ed altre amenità varie.
Già l’Europa di Bruxelles. Quella di Prodi, di Padoa Schioppa, di Frattini per rimanere a personaggi di casa nostra. L’Europa dei poteri forti, dei banchieri, delle logge più o meno coperte. Ma degli interessi evidenti.
L’Europa che ha preso una sberla proprio in questi giorni dal popolo irlandese. Ed a tal proposito debbo riconoscere che questi celti cominciano a piacermi. Sarà perché sono quelli originali e non taroccati come quelli di casa nostra. Anche se per la verità l’unica forza politica parlamentare che si è espressa favorevolmente in merito all’esito del referendum irlandese, è stata la Lega.
Adesso è da vedere se al di là del folclore, al di là degli elmi con le corna, al di là del vello di capra tenuto sulle spalle, al di la delle spade di cartone; adesso è da vedere se questa manifestazione di giubilo avrà uno sbocco politico.
E cioè se Calderoli e soci vorranno mettere mano alla riforma costituzionale, permettendo così al popolo italiano di potersi esprimere sul suo futuro. Questa è questione nodale.
Anche per La Destra.
Altro che gli sgomberi della signora con i tacchi a spillo.
Nella logica dell’Italia agli italiani.

Nell’attesa, io rimango qui, sotto il cielo di Piero a mangiarmi il mio panino con il lardo.
L’hamburger, l’hot dog e la coca cola li lascio ad altri.

sabato 14 giugno 2008

Conflitto di interessi

Secondo indiscrezioni del Foglio di Giuliano Ferrara sembra che l'accelerazione definitiva alla stesura del piano anti intercettazioni sia da ricondurre alla notte tra il 27 ed il 28 Maggio; infatti "l’idea di una “stretta” si dice non fosse nuova nella mente del Cav. ma avrebbe subito un’accelerazione proprio nel giorno in cui venivano rese pubbliche le conversazioni del sottosegretario all’emergenza rifiuti, Guido Bertolaso."
Provenendo l'informazione da un organo di stampa fiancheggiatore del PD(l), non abbiamo ragione di mettere in dubbio l'informazione.
Ma di che conversazioni si tratta?
Sono i discorsi delle intercettazioni che costituiscono la spina dorsale delle oltre seicento pagine dell'ordinanza in cui è ricostruita l'inchiesta della Procura di Napoli sulla gestione commissariale dell'emergenza rifiuti tra il 2005 e la fine del 2007. In una intercettazione si sente Marta Di Gennaro, vice di Bertolaso, affermare: "Guido basta. Centinaia di sindaci cafoni che rivendicano diritti, pretendono e se la prendono con noi. Ammucchiamo balle e facciamo mucchi di merdaccia. Chi ci ha portato in questa storia merita la morte..." È lei ancora che il 28 giugno 2007 telefona a Bertolaso dopo aver una riunione sulla discarica di Terzigno, e gli riferisce ciò che ha detto ai suoi interlocutori: "Noi stiamo parlando di una discarica da truccare e voi ci dovete aiutare."
Come dire, è proprio vero che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
Le vicende napoletane suggeriscono a questo punto due genere di considerazioni.
La prima è che la gestione inetta, quando non criminale, del problema dei rifiuti campano è stato certo bipartisan e per nulla causato dal solo Bassolino. Difatti il governo bene si guarda oggi dal mettere in atto quelle possibili misure che potrebbero portare a sfiduciare Bassolino, che di conseguenza resta al suo posto. La monnezza resta sempre li, come triste testimone della vergogna e dell'incapacità italica, basta non inquadrarla per farla sparire.
La seconda considerazione è che sia difficile pensare che i provvedimenti restrittivi delle intercettazioni siano sorti davvero per tutelare la privacy dei cittadini e diminuire i costi per lo stato.
Basta pensare che senza intercettazioni una inchiesta rivelatrice della profonda corruzione del sistema come quella di Napoli non sarebbe mai partita. Una inchiesta che inchioda tutta la Casta politica, di destra e di sinistra, alle sue gravi responsabilità.
Questo solo il motivo di urgenza?
Certo è che il Cavaliere questa volta sembra fare davvero sul serio.
Per essere veramente certo che il ministro ad personam Angelino Alfano si attivasse con tutte le sue forze nell'interesse del popolo italiano il Cavaliere gli ha affiancato per la questione intercettazioni un uomo di sicura efficacia... il suo avvocato personale Niccolò Ghedini! L'avvocato "che sa come aggirare gli scogli della giurisprudenza".
Di questo ne siamo certi.
E caro neo Senatore Ghedini, complimenti anche per quel fresco seggio al Senato della Repubblica di cui l'esimio e caro datore di lavoro di Arcore le ha fatto dono.

mercoledì 11 giugno 2008

Balle spaziali

Il Cavaliere mantiene sempre le promesse.
Purtroppo.
L'aveva detto in campagna elettorale davanti al giubilante popolo pidiellino, quei quattro gatti del Colosseo, che uno dei primi provvedimenti che avrebbe preso sarebbe stato quello di mettere fine al fastidioso incomodo delle intercettazioni.
Siamo passati da una delle solite leggi ad personam (essendo Berlusconi ancora imputato in tre grandi processi: diritti Mediaset, corruzione di Mills e corruzione di Saccà), ad una vera e propria legge ad personas, una legge che di fatto garantisce l'impunità ad una intera classe di individui, la Casta politica. I soliti noti.
Per questo penso che la legge, già la sera dell'11 giugno annunciata come decreto ma subito ripensata come disegno di legge a causa dei dubbi di Napolitano, non incontrerà serie resistenze tra le fila dei principali beneficiari del Palazzo. È solo questione di tempo.
Nel frattempo il popolo italiano deve venire blandito ed anestetizzato, di modo che, quando il tempo verrà, si berrà l'amara pillola senza colpo ferire.
Ma proviamole a vederle da vicino queste nuove balle berlusconiane.
  1. Le intercettazioni sono costose: Nell'anno 2007 lo Stato ha messo a disposizione della giustizia 7 miliardi e 700 milioni di euro di cui 224 milioni per le intercettazioni. Questo corrisponde al 2,9% delle spese complessive e a circa 3,9 euro all'anno per ogni cittadino italiano. Se questo, di fronte al servigio di avere dato una certa sicurezza al cittadino, è tanto lo lasciamo al vostro giudizio. Faccio notare che il costo delle intercettazioni è con 224 milioni contro circa 240 inferiore al costo della Presidenza Napolitano con il suo entourage. Quindi mi domando se non sia più ragionevole ridurre il numero dei corazzieri, che passano le giornate a fare la guardia alle mosche, prima di licenziare coloro che passano il tempo alla indefessa ricerca di criminali. Ma il dato più ignorato, rispetto al ritornello per cui "le intercettazioni costano troppo", è che le intercettazioni sono un investimento con un ritorno positivo. Prendiamo il caso dell'inchiesta Antonveneta sui "furbetti del quartierino". Costo dell'indagine: 8 milioni di euro. Soldi recuperati in risarcimenti versati da 64 indagati per poter patteggiare: 340 milioni, alcune decine dei quali messi a bilancio dello Stato per nuovi asili. Il resto basta a pagare le intercettazioni di tutto l'anno in tutta Italia.
  2. Le intercettazioni sono troppe: La stampa di Regime afferma che “gran parte del Paese è sotto controllo”. Si, ma quanti italiani sono? Le cifre dicono che su 3 milioni di processi vengono emessi 45 mila decreti di ascolto all’anno, quindi per l'1,5% dei processi, e nemmeno tutti portano a vere intercettazioni. D'altra parte come affermare se le intercettazioni sono poche o troppe? Le intercettazioni sono quelle che i giudici autorizzano in rapporto all’unico parametro possibile: le notizie di reato. Ma è comunque logico che le intercettazioni in Italia debbano essere numerose, tenendo conto che intere regioni del paese sono preda della mafia e dalla camorra e che il tasso di criminalità italiano è uno dei più elevati nell'Europa dell'ovest. Inoltre in Italia le intercettazioni sono tutte registrate, mentre negli altri paesi a intercettare sono soprattutto servizi segreti e polizie varie (in Inghilterra addirittura il servizio ambulanze e gli enti locali), senz’alcun controllo né statistica, da qui il numero apparentemente basso.
  3. Le intercettazioni violano la privacy: La privacy è già tutelata dalla legge sulla privacy. Questa può tuttavia essere limitata se fondate esigenze di giustizia lo richiedono. Preso atto che i fatti personali non rilevanti alle inchieste dovrebbero venire stralciati dagli atti (omissis), il principio è quello per cui ognuno rinuncia a una porzione della sua riservatezza per consentire allo Stato di reprimere i reati e proteggere le vittime.
  4. Le intercettazioni sono inutili: La versione ufficiale è che i magistrati dovrebbero smettere di usare il mezzo moderno dell'intercettazione e tornare ad usare metodi "tradizionali". Si ma quali? È evidente che il valore di una intercettazione di una conversazione carpita all'insaputa dei partecipanti è infinitamente superiore ad una confessione od una affermazione volontaria di testimoni o pentiti che può essere in ogni momento ritrattata e comunque studiata a tavolino. Questo è particolarmente vero per i reati finanziari come la corruzione, l'estorsione o il falso in bilancio per esempio dove il crimine si consuma tra un aggressore e una vittima o una società e che sono difficilissimi da venire scoperti se qualcuno non denuncia il reato. L'intercettazione diminuisce anzi il pericolo di errori e tutela gli innocenti togliendo potere alle dichiarazioni non circostanziate dei pentiti.
Per i punti sopra discussi, ritengo che la limitazione radicale dell'uso delle intercettazioni che è sotto studio non sia accettabile da alcun punto di vista.
Un pacchetto di provvedimenti che, con il nascosto obiettivo di concedere l'impunità ad un'intera classe politica, passa in maniera noncurante ed arrogante sopra gli interessi del popolo sovrano.
Il pacchetto di provvedimenti della solita Casta politica che litiga in TV ma che spartisce nei salotti bene e nelle stanze del Palazzo. Dei vecchi amici dell'Indulto.
Ci riprovano.

lunedì 9 giugno 2008

Memoria, formazione ed altro... (Parte II)

Il fatto è che oggi crediamo di dover affrontare nuove tematiche. Quando in realtà le stesse già si sono presentate in altri tempi.
Un esempio che ci riguarda come Oltreconfine .
Qualche persona d’area storce il naso per il link di Travaglio.
Capisco i giovani. Un po meno chi dovrebbe formarli. Guardate che Travaglio arriva secondo. Chiaramente non per capacità ma per motivazioni anagrafiche.
Il vero problema è che non c’è memoria, né voglia di ricordare. Se non due o tre frasi ad effetto. Guardate che il lavoro che sta facendo oggi Travaglio, lo ha fatto ai suoi tempi Beppe Niccolai, nella realtà di quei tempi.
Con Rosso e Nero.
Rubrica settimanale pubblicata sul Secolo d’Italia organo ufficiale del MSI.
Bisognerebbe spiegare a questi ragazzi che le battaglie per la pulizia morale in politica sono state cosa nostra. Poi abbandonate. Ma non dobbiamo attaccare Travaglio o Grillo. Forse sarebbe il caso di riappropriarci di qualcosa che ci apparteneva.
Qui sotto vi metto un piccolo cammeo che forse vi può spiegar di cosa intendo.

Da “L’Eco della Versilia”, n° 4 Anno XVIII - 31 Maggio 1989

La P2 e i servizi segreti
* * *
Pisa, 19 ottobre 1984
Caro Segretario,
incaricato di redigere la mozione sulla P2 ho tirato giù il testo allegato. Pare che incontri resistenze. Non ne conosco le argomentazioni se non quella di difendere i Servizi. Se è così chiedo il tuo parere e la possibilità di discutere della cosa in Segreteria.
Cordiali saluti.
Giuseppe Niccolai
* * *
Roma, 29 ottobre 1984
Caro Niccolai,
ti ringrazio per avermi inviato, cortesemente, la mozione sulla P2 da te redatta. L’ho letta attentamente e non ho alcuna osservazione in contrario da fare. Voglio dire che me ne assumo volentieri, quale Segretario del partito, la responsabilità. Non è quindi necessario discuterne in Segreteria. Ti prego pertanto di volermi far conoscere da chi vengano e quali contenuti abbiano o nascondano le «resistenze» da te denunciate, sia pure genericamente. Ma resta ferma la mia approvazione. Naturalmente comunico tutto ciò al Presidente del gruppo, per il rispetto che gli debbo, istituzionalmente e personalmente.
Un saluto affettuoso.
Giorgio Almirante
* * *
La Mozione
La Camera,
preso atto che i lavori della Commissione di inchiesta parlamentare sulla Loggia P2 sono terminati, evidenziato:
a) - come la Nazione italiana sia infeudata ai servizi di informazione di potenze estere, tanto da mettere dubbio la sua stessa sovranità nazionale;
b) - che la tesi delle «stragi di stato» trova puntuale conferma nello stesso documento di maggioranza, per cui «la politica della destabilizzazione attuata in Italia dalla P2 mirava, con paradossale ma coerente lucidità, alla stabilizzazione del sistema», per conto delle forze cosiddette moderate;
c) - che il confronto delle tesi avvenuto in Commissione, e cioè se Licio Gelli sia stato agente della CIA o del KGB, conferma, nella sostanza, la sudditanza delle classi politiche di vertice italiane ai vincitori della 2ª Guerra mondiale, sudditanza attraverso la quale è passata anche la «politica» delle stragi;
d) - come lo scontro delle tesi su descritto comporti, per tutto il sistema statuale italiano, la figura del partito-stato che, in quanto stato, usa, ai propri fini particolari, gli strumenti istituzionali, in primo luogo i Servizi;
e) - che il processo di identificazione DC-Stato è elemento fondamentale per spiegare gli effetti di decomposizione, di feudalizzazione, di privatizzazione dello Stato stesso, come l’ultimo caso Cirillo abbondantemente dimostra;
f) - che la vicenda Sindona (dalla quale è esploso lo scandalo P2), alla luce del delitto Ambrosoli, evidenzia pesanti responsabilità morali di Ministri in carica, fra l’altro, bollati nella stessa sentenza di rinvio a giudizio del bancarottiere da parte dei giudici milanesi;
preso altresì atto come la maggioranza della Commissione (DC - PCI - PSI ~ PRI) abbia volutamente taciuto sulle responsabilità del ministro Bruno Visentini, in ordine alla vicenda «Rizzoli - Ortolani - Gelli - “Corriere della Sera”» e come, nel suo complesso, la relazione di maggioranza concluda con una copertura generalizzata della vicenda Carboni, per cui quel «silenzio», non solo accantona l’indagine su Ciriaco De Mita, Armando Corona, Eugenio Scalfari, Carlo Caracciolo, Carlo De Benedetti, ma anche su episodi inquietanti che la confessione del «boss» mafioso Tommaso Buscetta ha portato ora alla ribalta, e che riguardano il mondo della criminalità organizzata, con personaggi come Francesco Pazienza, i «killer» Danilo Abbruciati, Ernesto Diotallevi, personaggi tutti ruotanti intorno alla persona di Roberto Calvi, prima che costui venisse trovato impiccato sotto il «Ponte dei Frati Neri» di Londra;
rilevato che identico comportamento da parte della maggioranza si è avuto sulla vicenda «Zilletti - CSM - Quirinale»;
che il «Banco Ambrosiano» finanziava operazioni facenti capo alla DC, al PSI e al PCI, tanto che quest’ultimo, per un prestito di miliardi, ipotecava il prestigioso palazzo delle «Botteghe Oscure»;
che tutte le nomine, ai vertici dei Servizi, poi risultati infeudati alla P2, vennero concordate con il PCI;
invita il Governo
ad aprire in Parlamento un dibattito in atto a stabilire se l’Italia, alla luce delle risultanze scaturite dalla Commissione P2, sia ancora un paese indipendente;
a prendere in esame le posizioni dei Ministri comunque coinvolti nelle vicende P2, e ad assumere i relativi provvedimenti;
ad aprire un’inchiesta, in collaborazione con il CSM, sul caso del magistrato Enrico De Nicola che, in contrasto con il Procuratore generale Franz Sesti, non sentendosela di limitare i motivi di appello solo su alcuni casi P2, così come gli veniva ordinato, si è rifiutato di firmare l’archiviazione (vicenda Zilletti -Quirinale), chiedendo il trasferimento ad altro Ufficio;
a moralizzare l’intera vita pubblica italiana, tenendo di conto che sono proprio le risultanze della Commissione P2 a dimostrare che partito politico e massoneria sono escrescenze putrescenti di un sistema di potere che ha espropriato le Istituzioni, dando vita nel paese ad una guerra fra bande, e fra bande e cittadini, così come la turpe vicenda Teardo ha dimostrato, quando una regione non meridionale, ma del triangolo industriale, è stata sottoposta, scientemente, all’attività criminale di una banda politica;
a riaprire, nelle sedi appropriate, e con rigore, la vicenda «Volani - Pazienza» per l’appalto-terremoto, e ciò alla luce di quanto è recentemente emerso sul caso Cirillo, quando lo Stato-democratico, attraverso i Servizi, finanziava camorra e Brigate rosse; in particolare ad accertare se, alla vigilia della consegna al Parlamento della Relazione conclusiva sulla P2, vi furono intese e patteggiamenti, per cui la stesura finale della relazione di maggioranza venne concordata, trattando alcuni «silenzi» (Carboni - Armando Corona - Francesco Pazienza) purché altrettanti «silenzi» fossero posti sulla vicenda, incredibile, sanguinosa e criminale, «Cirillo - Brigate rosse - Camorra».
* * *
Conclusione. Il dibattito sulle relazioni della Commissione di Inchiesta parlamentare sulla P2 (relatore per la Camera, Altero Matteoli) avviene in aula il 19.12.1985. Il MSI, ad eccezione di tutti gli altri gruppi, non presenta alcun documento. Matteoli è in Ospedale, al suo posto parlano altri.
* * *
Codicillo: 23 dicembre 1984, la strage sul rapido Napoli - Milano. Sui giornali questa dichiarazione:
«Ci hanno avvertito, ci hanno mandato a dire con la strage che l’Italia deve stare al suo posto sulla scena Internazionale. Un posto di comparsa, di aiutante. Ci hanno fatto sapere con il sangue che il nostro Paese non può pensare di muoversi da solo nel Mediterraneo. Ci hanno ricordato che siamo e dobbiamo rimanere subalterni. E noi non abbiamo un sistema di sicurezza nazionale capace di opporsi a questi avvertimenti. Non difendono l’Italia perché non debbono difenderla. Sono funzionali alla nostra condizione di inferiorità. Altro che strage fascista: è accaduto qualcosa di totalmente nuovo, qualcosa che pone Il problema della nostra autonomia Internazionale».
(Rino Formica, «la Repubblica», 29 dicembre 1984, dopo la strage sul rapido Napoli - Milano del 23.12.1984, e di cui si trova indiziato il nostro Massimo Abbatangelo).
* * *
Le esplosive dichiarazioni di Rino Formica provocano un dibattito parlamentare. E nella seduta del 29 gennaio 1985 lo stesso Presidente del Consiglio del tempo, Bettino Craxi, viene a rispondere. Quale atteggiamento tiene il MSI dinanzi alle dichiarazioni di Rino Formica?
Di assoluta opposizione. Va oltre il PRI, notoriamente il partito «americano» in Italia. Difende i Servizi e la NATO.


Ogni commento è superfluo.
Questo i ragazzi non lo sanno.
A loro basta un a noi o un a voi.
Sono i grandi che dovrebbero ricordare. Non accontentarsi di alcune frasi ad effetto.
Hanno un dovere morale di forgiare coscienze, spiegare e testimoniare; i grandi.
Ripeto, testimoniare con atti. Altro a loro non si chiede.
Ed invece i grandi forse sono impegnati a guardare ad Arcore.

domenica 8 giugno 2008

Memoria, formazione ed altro... (Parte I)

Quelle che seguono sono alcune riflessioni, che credo necessarie, in questo momento di “stallo” e prendono spunto da vari interventi apparsi sul blog di Storace .
Si parla di memoria e di proposta politica.
Alcune cose debbono essere chiare.
Chiunque ha il diritto di commemorare i propri camerati caduti per l’idea. Nessuno scandalo. Nessuna riserva mentale. Nessun distinguo.
Non saranno accettati.
Ma con altrettanta onestà intellettuale, tale diritto va riconosciuto ad altri che vogliono commemorare i loro di caduti.
Anch’essi per l’appartenenza ad una idea se pur diversa dalla nostra.
Si badi bene.
Caduti, i nostri ed i loro, per una idea, ma non caduti per atti delinquenziali camuffati da motivazioni ideologiche.
Se non dicessi questo, non rappresenterei lo spirito di Oltreconfine.
Non tolleriamo divieti, né ne poniamo.

Ma altrettanto chiaramente va detto, che tutto questo, niente ha a che fare con una qualsivoglia proposta di azione politica.
Significherebbe soltanto fare rivivere i nefasti giorni degli opposti estremismi, che tanto bene hanno fatto al regime democristiano. Per chi ha qualche anno, ricorderà che allora scrivevamo che ” le bombe non son nere ma sono bianche”.
E come non cogliere segnali inquietanti anche nella cronaca di questi giorni. Mi auguro che la lezione sia stata capita.
Vorrebbe significare il riaprire una stagione sciagurata che è costata soltanto lutti, divisioni e devastazioni alle coscienze ed alle famiglie. Ed ha cementato il blocco di potere.
Mi auguro che nessuno abbocchi più.
Per il nostro bene.
Ma, se vogliamo essere seri dobbiamo dircela tutta, non va dimenticato che giovani di quel periodo sono stati mandati avanti e poi abbandonati e ricusati perché il partito si era messo il doppio petto. Vittime sacrificali necessarie, per dimostrare che impersonificavamo come si deve il ruolo di guardia bianca del sistema.
E qui parlo, chi ha orecchie per intendere intenda, dell’”Almirantismo”.
Di un brutto modo di concepire il potere, se pure minimale, come quello che poteva essere garantito dal MSI-DN.
Un esempio ne è la brutta vicenda per cui Beppe Niccolai ( si, quello raffigurato all’interno del documento programmatico de La Destra) per il solo fatto di avere portato all’attenzione del partito, la squallida vicenda della lettera di solidarietà di MirKo Tremaglia, al colonnello contrabbandiere di armi, implicato nella vicenda Iran-Contras, Oliver Norton, fu denunciato alla Ucigos di Pisa.
Vorremmo che quei tempi fossero oramai un brutto ricordo.
Degni di memoria, e basta.
A questo punto alcune altre considerazioni purtroppo debbo fare.
Su questi temi vedo ancora troppo sangue caldo ( sarà la vostra giovane età, beati voi) ma poco acume politico. Intendiamoci, non me la prendo con quelli degli a noi, a voi, a loro.
Si ho capito, i verbi li sapete. Ma poi?
Poi basta che si presenti il cavaliere e vi sciogliete in prolungati applausi ed ovazioni degne di ben altre occasioni.
A noi, a voi, a loro. Ma poi tutto il dibattito che ne scaturisce verte sul dubbio se è preferibile confluire nel Pdl e si dice questo forse no; o se invece non sia preferibile un apparentamento con i nostri simboli e le nostre bandiere, e questo sembrerebbe accettabile (sic !!!).
A noi, a voi, a loro. Lasciate perdere queste esteriorità. Sono quelle che i nostri avversari si aspettano da noi. Se volete fare del folclore venite a Viareggio al Carnevale. Se volete fare politica cominciate a guardarvi intorno, a capire il disagio, le cause, parlate con la gente, aprite i vostri cuori e fate male al sistema. Allora saremo veramente efficaci. Ed allora forse capirete che il vostro filosofeggiare sul Pdl è tempo sprecato.
Chiaramente è un esercizio che dovrebbe essere impartito dall’alto.
Con coerenza ma principalmente con la testimonianza che quello che si professa venga poi profuso nella prassi quotidiana. La credibilità, il carisma, lo si ottiene con l’esempio. E capisco che per chi proviene da AN tutto questo può essere forse inusuale.
Sarò noioso, ma quello che è disarmante è la prassi quotidiana.
Oggi, in tutte le attività lavorative esiste l’obbligo dell’informazione, della formazione e dell’addestramento del lavoratore.
Sarebbe buona prassi anche in politica. (continua)

I lavori di demolizione (dello stato sociale) procedono

Le nuove prese di posizione del Ministro del Welfare Maurizio Sacconi, intervenuto al convegno dei Giovani imprenditori di Santa Margherita Ligure, non mi sorprendono più tanto.
Infatti conoscevo già il Ministro Sacconi come fautore delle proposte di aumento della produttività del lavoro (di detassazione degli straordinari e dei premi aziendali) in accoglimento di richieste fatte al Governo da Confindustria.
Ora è arrivato il momento della deregolamentazione. "
Vogliamo deregolare tutto ciò che attiene alla flessibilità dell'orario di lavoro, come il contratto di part-time che è stato irrigidito". L'obiettivo è quello di "liberare il lavoro" rimuovendo i vincoli che "complicano e inibiscono i rapporti di lavoro". Ebbene, suonano ironiche e beffarde queste frasi nel paese con la più elevata percentuale di precari in Europa, in cui le garanzie per i giovani assunti a tempo sono flebili come non mai, se pure riescono a trovarlo infine un lavoro decente, speranza vana.
Accanto al cancro del precariato il lavoratore conosce la gravità del problema della sicurezza sul lavoro. Anche su questo tema arrivano le soluzioni definitive del prode Ministro: La scrittura di un Testo unico sulla sicurezza che "non può essere sostenuto da odiosi incrementi degli adempimenti formali e da sanzioni spropositate". Sanzioni spropositate? Con quale coraggio si osa parlare di "sanzioni spropositate" davanti ad una carneficina di circa 1500 martiri del lavoro ogni anno, mentre le pene inflitte non sono minimamente commisurate all'immensa tragedia della perdita di un familiare? Come il caso di Andrea, morto a 23 anni con il cranio schiacciato da una macchina non conforme ai requisiti di sicurezza cui era stato disattivato l'unico sistema di sicurezza per velocizzare la produzione. Tutto il processo si è risolto in pochi minuti. Gli imputati hanno chiesto il patteggiamento e il PM Bartolozzi ha ritenuto congrua la pena di otto mesi di condizionale per entrambi gli imputati. Questo il valore della vita di Andrea: otto mesi con la condizionale. Il PM non ha fatto altro che applicare la legge.
Eppure la famiglia di Andrea è stata fortunata perché almeno il processo è stato tenuto rapidamente. Infatti sono 150 mila i processi che ogni anno vanno in prescrizione secondo i dati del Ministero della Giustizia.
Resta quindi da chiedersi come mai il Governo giudichi le relative sanzioni come "spropositate". Perché non si chiede piuttosto come mai un numero così elevato di processi finisce in prescrizione? Forse, suggerisco io, perché il Governo si atteggia a rappresentare il solo punto di vista dei poteri forti, e con esso la sola e unica leva della massimizzazione dei profitti; ed otto mesi con la condizionale possono ben valere il rischio. Non solo, ma sembra che il Governo voglia modificare il provvedimento, in modo da alleggerire ulteriormente il già inesistente sistema sanzionatorio: "Metteremo mano al Testo unico perchè sanzioni sproporzionate distolgono l'attenzione delle imprese dallo sforzo di aumentare la sicurezza, spingendole ad adempiere a comportamenti formalistici per evitare le sanzioni".
Insomma un Ministro ed un Governo con un orecchio teso preferenzialmente ai poteri forti ed al grande Capitale; un Ministro che agita fumose promesse di partecipazione dei lavoratori ai profitti aziendali (ma, si badi bene, non alla guida aziendale) e che d'altra parte continua a muoversi in direzione dell'alleggerimento della residua impalcatura sociale a loro tutela.
Insomma l'azione di questo Governo in tema di lavoro non poteva esordire in una maniera peggiore.

venerdì 6 giugno 2008

C'è qualcosa di nuovo nell' aria... anzi di antico.

Partecipazione dei lavoratori agli utili d’impresa. Il Ministro del Welfare Sacconi accoglie il suggerimento di Benito Mussolini.
“Quello che conta – dice ora il Ministro del Welfare Sacconi - e’ sviluppare il modello collaborativo e all’interno di esso sviluppare l’idea che i lavoratori oltre che partecipare ai profili negativi del rischio d’impresa, possano partecipare anche a quelli positivi dello stesso rischio. E quindi, in prospettiva, partecipare sempre di più agli utili d’impresa”. Al Ministro Sacconi chiediamo da dove gli sia venuta questa splendida ed originalissima idea.

A questo punto un po' di sana storia...
Durante la RSI fu emanato un decreto che prevedeva la socializzazione delle imprese. E' stato questo, sostanzialmente, il messaggio che Mussolini ha affidato al futuro. E' un messaggio in perfetta armonia con la Dottrina Sociale Cattolica, che è e resterà sempre radicalmente avversa sia al capitalismo sia al social-capitalismo. In quest'ultimo messaggio mussoliniano di esaltazione del lavoro noi ravvediamo qualcosa di profetico.
Sin dalla seduta del Consiglio dei Ministri del 27 Settembre 1943 (quindi a pochissimi giorni dalla sua liberazione), Mussolini fra l'altro dichiarava che "la Repubblica avrebbe avuto un pronunciatissimo contenuto sociale” e il 29 settembre ancor più esplicitamente: “(la Repubblica Sociale Italiana avrebbe avuto) un carattere nettamente socialista stabilendo una larga socializzazione delle aziende e l'autogoverno degli operai”.
La Socializzazione era uno strumento per una più ampia trasformazione dello Stato così come era nel pensiero fascista: socializzare l'economia per socializzare lo Stato.
Ecco allora prender forma la dottrina della società come era intravista da Saint Simon, da Owen, da Mazzini, concezioni vilipese dal Bolscevismo ma ben focalizzate dal "socialismo effettuabile" di Mussolini, riportate nel "Manifesto di Verona" e ufficializzate nella dichiarazione programmatica del 13 gennaio 1944 e nel decreto legislativo dell'11 febbraio seguente.
Purtroppo questo progetto non si è avverato. Gli italiani hanno dimenticato quella che costituiva la più originale, la più innovatrice proposta della loro storia recente. L’hanno dimenticata quelli stessi che si sono considerati gli epigoni dell'idea del Fascismo e della Repubblica Sociale.
Per motivi di spazio citiamo gli articoli essenziali che da soli caratterizzano lo spirito di base del "Manifesto di Verona":
Art. 9) base della Repubblica Sociale Italiana e suo soggetto primario è il lavoro, manuale, tecnico, intellettuale, in ogni sua manifestazione;
Art. 10) la proprietà privata, frutto del lavoro e del risparmio individuale, integrazione della personalità umana, è garantita dallo Stato. Essa però non deve diventare disintegratrice della personalità fisica e morale di altri uomini, attraverso lo sfruttamento del loro lavoro;
Art. 12) in ogni azienda (industriale, privata, parastatale, statale), le rappresentanze dei tecnici e degli operai coopereranno intimamente - attraverso una conoscenza diretta della gestione dell'equa ripartizione degli utili tra il fondo e la riserva, il frutto del capitale azionario e la partecipazione agli utili stessi da parte dei lavoratori.
Da queste pagine chiediamo che nelle scuole si faccia finalmente Revisionismo storico su quello che il movimento fascista fu veramente, al di là dei fenomeni dello squadrismo e delle leggi razziali.
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