"Non importa dove si nasce se si combatte per le stesse idee e si crede nelle stesse cose."
Paolo Borsellino

chi voteresti alle politiche ora?

soddisfatto del governo Berlusconi?

martedì 9 settembre 2008

Un altro italiano che ha detto basta! Purtroppo come fare a dargli torto?


Dalla newsletter di Beppe Grillo del 6 settembre vi voglio presentare una lettera di un altro italiano che ha trovato il coraggio per andarsene e dire basta, o forse solo un altro dei tanti esiliati economici di questo paese.
Una storia che assomiglia un po' anche alla mia e a quella di centinaia di migliaia di emigranti di livello che hanno tentato la via alternativa e sono stati accolti a braccia aperte da una società moderna ed avanzata. Non c'è che l'imbarazzo della scelta oggi, visto che oltre ai paesi storicamente meta dei migranti italiani anche Spagna, Irlanda e Grecia hanno fatto notevoli passi avanti mentre noi stavamo a guardare - o forse tornavamo indietro. Nella figura che segue l'andamento del PIL pro capite italiano confrontato a quello spagnolo negli ultimi 15 anni di bugie berlusconiane/d'alemiane.

Allora ne vale la pena di continuare a giocare a guardia e ladri con i berluscones mentre il mondo va avanti e l'Italia resta a guardare? E sapendo che il PD non è un'alternativa vera?


"Ciao Beppe,


sono un cervello in fuga.
Io sono un cervello normale, come tanti altri. Non sono né un cervello di un fisico nucleare, né un cervello di un ingegnere areospaziale, ma nel suo piccolo pur sempre un cervello che ha dovuto fuggire per non impazzire o finire lobotomizzato.
La vita che ora conduco non è male. È una vita ricca di stimoli e di soddisfazioni. Qui dove sono ora un cervello è apprezzato in base ai risultati che riesce ad ottenere e non in base al grado di sottomissione a cui riesce ad arrivare. Purtroppo oltre ad essere un cervello sono anche un cuore, che soffre per aver dovuto lasciare dietro di se una vita che aveva il diritto di vivere. Il diritto di stare vicino alla propria famiglia e ai propri amici, anche loro cervelli pensanti anche loro a rischio estinzione. Il diritto di lavorare nel proprio paese mettendo a frutto il proprio studio e le proprie capacità. Il diritto di vivere nella propria città, di andare al bar ed ordinare “il solito”; di fare la spesa e salutare Eleonora mentre batte alla cassa il prezzo esorbitante delle zucchine importate che hai comprato; il diritto di sapere dove parcheggiare, perché sai che a quell’ora è impossibile trovare parcheggio. Il diritto di vivere cose stupide e banali che però fanno parte di te e alle quali appartieni. Cose dalle quali sei stato separato perché qualcuno (a cui con spirito cristiano gli auguri ogni bene) ti ha costretto a forza di calci in faccia ad abbandonare.
Un saluto"

lunedì 8 settembre 2008

Commedia all'Alitalia(na): i piloti non ci stanno. Si portino i libri in tribunale!


I sindacati di piloti e assistenti di volo bocciano all'unisono il piano Fenice preparato dalla Banda Bassotti Italiana (dicesi anche "cordata" in politichese), per accaparrarsi il meglio della compagnia a costo quasi zero e rivenderlo al più tardi nel 2013 ai soliti francesi di Air France. Un investimento sicuro per i soliti amici e amici di amici.
Spalmando le perdite su creditori, azionisti, lavoratori e contribuenti italiani.
Secondo il presidente dell'Unione piloti Massimo Notaro: "I piloti ne uscirebbero massacrati. Serve una profonda riflessione da parte della Cai e uno sforzo serio se si vuole arrivare a una soluzione positiva che al momento appare molto lontana". Mentre davanti al Ministero del Lavoro si organizzava oggi un sit-in di assistenti di volo di Alitalia: "meglio Air France o portare i libri in tribunale, non bisogna firmare".
Ecco, cari sindacati, perché fare fallire allora una proposta, quella francese, che possedeva un solido piano industriale?
E perché accordare fino ad ora questo strano credito al solito noto capitalista da strapazzo di Arcore ed ai soliti amici degli amici? Quasi ci fosse ancora bisogno di averne una prova ulteriore.
Di seguito il dossier esaustivo di Gianni Dragoni sul sito online del Sole 24 Ore.
Alitalia: salvataggio della compagnia di bandiera o dei debiti di AirOne di Carlo Toto, forse fortemente esposta con la stessa Banca Intesa, advisor dell'operazione Fenice?
Io dico allora: si, si vada in Tribunale a questo punto.

Alitalia: perché il piano Air France era migliore di quello Fenice
Gianni Dragoni, Il Sole24Ore

"È un confronto perdente, quello tra il piano Passera-Colaninno per la «nuova Alitalia» che è stato accolto con le fanfare dal Governo e l'offerta di acquisto presentata da Air France-Klm nei mesi scorsi, che fu affossata da Silvio Berlusconi in campagna elettorale e respinta dai sindacati. In nessun aspetto la proposta attribuita alla cordata di 16 investitori della Cai, guidati da Roberto Colaninno, già scalatore di Telecom Italia nel 1999 con i soldi della stessa società, migliora il progetto francese. Anzi, numerosi appaiono i peggioramenti, per la compagnia e i lavoratori, per i consumatori, per i contribuenti, per creditori e azionisti. Dalle informazioni disponibili si possono sollevare interrogativi che vanno ad aggiornare il decalogo pubblicato sul Sole 24 Ore il 25 luglio. Inoltre, non è comprensibile quali vantaggi rechi l'integrazione con AirOne, aviolinea privata in difficoltà che Intesa Sanpaolo ha voluto includere nella «nuova Alitalia».

1. I vantaggi dell'italianità
L'elemento da cui è partita l'opposizione politica e imprenditoriale al piano Spinetta era la mancanza di «italianità». Solo questa caratteristica – si disse – sarebbe stata una garanzia per i passeggeri nazionali, le imprese, il turismo, con il mantenimento di un maggior numero di voli intercontinentali e internazionali diretti. Ebbene, le destinazioni della «nuova Alitalia» saranno 65, inferiori alle 84 di Air France. Ci sarà una concentrazione sul mercato nazionale ed europeo (dove si perdono più soldi per l'attacco delle low cost), con pochi collegamenti intercontinentali. I voli a lungo raggio della nuova società oscillano, secondo i primi annunci, tra 13 e 16 destinazioni, contro le 15 previste da Jean-Cyril Spinetta all'inizio e destinate ad aumentare. Per i passeggeri italiani aumenterà la necessità di fare scalo a Parigi, Francoforte o Londra per voli lunghi.
2. Flotta ridimensionata
La riduzione di attività è inevitabile poiché il piano postula che la compagnia derivante dall'integrazione di Alitalia con Air One abbia circa 139 aerei, cioè 100 in meno delle 238 macchine impiegate dai due vettori. Spinetta prevedeva un'Alitalia con 137 velivoli, circa 40 in meno della sua flotta. I francesi inoltre prevedevano di aggiungere un aereo di lungo raggio all'anno dal 2010. Non si conoscono gli impegni di Colaninno in proposito. Poiché Alitalia già ha 175 aerei, più della flotta giudicata necessaria dal nuovo piano, a cosa serve aggiungere AirOne, con i suoi 60 aeroplani? L'aviolinea privata ha ordini per 60 nuovi Airbus 320 che consumano meno dei vecchi Md80 Alitalia. Ma il canone di leasing su questi aerei è molto più alto che sugli altri.
3. Monopolio
L'unione di Alitalia con il principale concorrente annulla quasi tutta la concorrenza sui cieli nazionali. La nuova società avrà mano libera nell'alzare le tariffe, con un beneficio di alcune centinaia di milioni sui conti. Fa sorridere chi sostiene che la concorrenza arriverà dal treno: l'alta velocità, quando arriverà, potrà forse essere un'alternativa sulla Roma-Milano, non sulle altre tratte. L'italianità, insomma, sarà pagata cara dai consumatori.
4. Impegni finanziari
Air France-Klm si era impegnata a versare dentro Alitalia Spa – la società oggi commissariata – almeno un miliardo entro giugno 2008, accollandosi anche circa 1,4 miliardi di debiti finanziari netti che invece il nuovo piano lascia nella bad company. Di fatto, l'impegno di Air France era di 2,4 miliardi circa. E non ci sarebbe stata una bad company da scaricare sullo Stato o sui creditori/azionisti. La Cai ha annunciato un impegno fino a un miliardo. Per ora, i suoi soci hanno versato 160mila euro. E nell'«information memorandum» del Progetto Fenice si legge che il nuovo capitale versato «per cassa» dai soci entro il 2008 sarà di 800 milioni, «soggetto al verificarsi di talune condizioni sospensive». È da chiarire quale sarà la somma effettiva, comunque inferiore al miliardo. Quanto a AirOne, lo stesso documento dice che, attraverso un aumento riservato, conferirà «taluni rami aziendali per un controvalore pari a 300 milioni», che porteranno il capitale a 1,1 miliardi. AirOne non mette soldi. Quali siano i «rami aziendali» il documento non lo precisa. Certo non aerei, perché i suoi jet sono in leasing. L'impegno degli investitori «italiani» è meno della metà dei francesi. Resta un buco di almeno 1,4 miliardi nella bad company: debiti che verranno pagati dallo Stato (si stima per un miliardo), dai creditori, dagli azionisti.
5. La valutazione di Alitalia
Si sostiene che la Cai ha fatto un'offerta di circa 300 milioni per comprare la parte buona di Alitalia, gli slot, il marchio, con gli aerei migliori. Un valore analogo viene attribuito ai conferimenti di AirOne. Non è giustificabile attribuire valori simili a società che non sono comparabili. Ed è risibile che la polpa buona della compagnia pubblica valga così poco. Alitalia possiede slot pregiati a Heathrow, Parigi, Francoforte, Duesseldorf, Madrid che valgono svariate centinaia di milioni. Ha un marchio noto nel mondo, una rete di vendita internazionale. Perché il commissario Augusto Fantozzi non apre una procedura trasparente di vendita, dando anche ad altri (Air France o Lufthansa, ad esempio) il tempo di fare un'offerta? Dovrebbe essere suo interesse massimizzare il ricavato per creditori e azionisti.
6. Il valore di Air One
Il Progetto Fenice non spiega quale sia il beneficio portato da AirOne. La compagnia di Carlo Toto ha una rete sovrapposta ad Alitalia, gli aerei mezzi vuoti e perde soldi: nei primi sei mesi del 2008 il coefficiente di occupazione posti è del 56,8%, il più basso d'Europa tra le circa 30 compagnie dell'Aea (media 74,4%, Alitalia ha il 68,2%). I conti veri di AirOne sono quelli del consolidato di Ap Holding (ApH), la controllante creata a fine 2006 da Toto con una complessa manovra di rivalutazione patrimoniale. Nel 2007 il gruppo ApH ha perso 32 milioni, con un fatturato di 785 milioni. I debiti del gruppo a fine 2007 erano 900 milioni e sono cresciuti a 1,1 miliardi nei primi sei mesi quest'anno. In larga parte si tratta di debiti per acquisire i nuovi A320 che sono collocati in società irlandesi, date in pegno alle banche finanziatrici e affittati a AirOne. Il Progetto Fenice suona come il salvataggio di AirOne e delle banche che l'hanno finanziata. Quali sono gli impegni e le banche esposte con Toto? Si sa di Unicredit, di Morgan Stanley, di sigle tedesche. Ci sarebbe più trasparenza se fosse fatta piena luce sulla reale esposizione verso Toto di Intesa.
7. Flotta e leasing
Alitalia ha 109 aerei in proprietà. La flotta era iscritta nel bilancio 2007, approvato anche dal ministero dell'Economia, per un valore di 1,98 miliardi di euro: è compresa o no la flotta nell'offerta da circa 300 milioni di Colaninno? Nel Progetto Fenice si legge che «la Newco acquisterà dalla vecchia Alitalia 43 aerei per 772 milioni, accollandosi debiti per 522 milioni». Sembrerebbe che questo impegno si aggiunga ai circa 300 milioni offerti per la compagnia. Non si tratta di una valutazione generosa: i debiti legati agli aerei (tra cui 6 Boeing 777 valutati 295 milioni, con 210 milioni di debito accollato) sono mutui per un'attività in funzionamento, allineati ai costi che si avrebbero con il leasing. Nel Progetto Fenice si dice che «Nuova Alitalia non deterrà aerei in proprietà, tutta la flotta sarà gestita in leasing». Nessuna grande compagnia lo fa. Perché questa scelta? Forse per fare cassa vendendo gli aerei e ridurre il capitale versato dai soci? Toto sarà il fornitore privilegiato grazie ai suoi ordini per 60 A320 e realizzerà buoni guadagni con i canoni di leasing.
8. Esuberi
Il piano francese prevedeva 2.120 esuberi. Inoltre 3.300 lavoratori sarebbero rimasti in Az Servizi-Fintecna, con cinque anni di appalti garantiti. La «nuova Alitalia» ha detto che ha bisogno di 14.250 addetti, di cui 2.750 esterni. Poiché il gruppo Alitalia ha 18mila dipendenti e il gruppo AirOne 3 mila, gli esuberi veri sono circa 7 mila.
9. Risparmiatori intrappolati
La Consob ha sospeso azioni e bond Alitalia il 3 giugno, per evitare speculazioni. Così è stato impedito a soci e obbligazionisti di fuggire. Ora le azioni sono carta straccia.
10. Lock up e compensazioni
I 16 imprenditori intendono vendere tra cinque anni e non prima. Tuttavia il vincolo del lock up potrebbe essere aggirato con una ricapitalizzazione fatta da altri soci (per esempio Air France). Ci sono dubbi sugli interessi che hanno mosso i partecipanti alla cordata italiana, oltre alla possibilità di guadagnare rivendendo a un vettore europeo. Benetton e Gavio hanno già ottenuto dal Governo benefici con le nuove convenzioni autostradali."

sabato 6 settembre 2008

"Salvate il soldato Silvio!" L'Economist vince la causa contro Berlusconi ma il TG1 della sera parla del Big Bang e del Leone d'oro


Il sito online dell'Economist ha dato ieri notizia, nell'articolo "The Economist wins Berlusconi lawsuit", di avere vinto la causa civile presso il Tribunale di Milano che lo vedeva opposto al Presidente del Consiglio dal luglio del 2001:

"In July 2001 Silvio Berlusconi, then prime minister of Italy, launched a lawsuit in Italy alleging that The Economist had defamed him in its article "An Italian Story", which appeared in our April 26th 2001 issue. The magazine cover bore the title: "Why Silvio Berlusconi is unfit to lead Italy". We are pleased to announce that the Court in Milan has issued a judgment rejecting all Mr Berlusconi's claims and requiring him to make a payment for costs to The Economist. The full judgment, in Italian, is available here. The Economist will not be making any further comment. Mr Berlusconi is once again prime minister of Italy."

Con solito stile inglese l'Economist non si produce in ulteriori commenti.
Ma che si dice a casa nostra?
Questi i titoli del TG1 di ieri sera:

1) Borse mondiali a picco per la paura recessione degli USA
2) McCain sfida Obama: "il cambiamento sono io!"
3) Salva due bimbi che stavano per annegare e poi muore d'infarto per la fatica
4) In laboratorio il mondo dopo il Big Bang; gli esperti: "nessun rischio"
5) Succede in Gran Bretagna: pensava di avere cremato il padre 5 anni fa, lo rivede in televisione a "Chi l'ha visto"
6) Celentano consegna il "Leone d'oro" a Olmi.

A parte la notizia sacrosanta della morte eroica del nostro concittadino dopo avere salvato i due bimbi in difficoltà, pensiamo veramente che la consegna di un Leone d'oro o il ritrovamento di un pensionato a "Chi l'ha visto" sia più importante di conoscere la notizia ed i termini concreti della causa civile Berlusconi-Economist?
Certo che no.
Il cittadino ha sempre il diritto di sapere cose importanti che riguardano la vita politica del paese ai più alti livelli.
Ed allora non stupiamoci se gli italiani sono ignoranti e l'Italia affoga in una profonda decadenza morale e materiale.
L'informazione è la base portante del regime. Il regime copre quello che da fastidio.

venerdì 5 settembre 2008

Ho sempre votato la CdL fino al 2006, ma ora ho aperto gli occhi e critico Berlusconi: sono diventato un comunista anch'io!


Quest'oggi vi voglio postare due commenti (semicomici) che sono stati lasciati da un anonimo templare di Arcore su Wikio al pezzo di Oltreconfineonline "Non disturbate Don Silvio! Ad Arcore si lavora senza sosta per noi!".
Anch'io assurto al ruolo di nemico catto-comunista dello stato assieme a Famiglia Cristiana?

"poveri comunisti...
... siete oramai alla frutta! Come rosicate che al governo ci sia Silvio. Noi ti chiediamo un favore, grande Silvio... dopo aver fatto il miracolo cacciando via i comunisti dal Parlamento, falli sparire anche dai siti web come questo, dove le maldicenze su di te pullulano come funghi marci e dove i comunisti si riproducono come topi di fogna. Ti preghiamo, salvaci!"
Anonimo (berluscones)

Ma il berluscones non è soddisfatto. Tre minuti dopo parte con il colpo di grazia, il seguente fendente mortale:

"vi rode, eh comunisti!?...
che ci sia al governo Silvio? Rosicate, rosicate. Silvio, oltre al miracolo di aver spazzato via i comunisti dal Parlamento, falli sparire anche dai siti web come questo. Da tutte le menzogne che spuntano come funghi e da tutti i topi di fogna che si riproducono, ti preghiamo... liberaci dal male!"
Anonimo (berluscones) ci riprova...

Ma io chi sono?
Dopo avere creduto ciecamente alle balle dell'ingresso in campo del Messia nel '94 ho sempre votato per la CdL fino al 2006 (compreso). Per una volta alle regionali pure per la famosa soubrette nipotina del Duce, ora in piccionaia alla Camera con la tessera del PdL. Alle ultime politiche del 2008 per la Destra di Storace - perché sapevo che i miei due voti non si sarebbero andati a sommare a quelli del PdL.
Mi definisco un conservatore liberale.
Ma pronto a discutere con qualunque italiano onesto, ovviamente anche con chi si definisce "comunista", su qualsivoglia tema importante per la Nazione come PACS, immigrazione, prostituzione, regole, giustizia. Senza pregiudiziali alcune.
Il liberalismo lo vivo ogni giorno di persona nel posto di lavoro. Nella forza di una società moderna (quella tedesca) che si sviluppa ad un grado elevatissimo grazie ad una mirabile sinergia tra pubblico e privato, libera iniziativa e stato sociale.
A differenza del signor Berlusconi.
Io non mi sono fatto leggi per fare più affari, per comprare più case, per pagare meno tasse, per togliermi di mezzo tutti i concorrenti della mia impresa. Perché il liberalismo vero vive di regole ma anche stato sociale, informazione e limpidezza nelle azioni. Il liberalismo premia il migliore, non chi versa la mazzetta più elevata o chi ha gli amici più influenti.
Piantiamola con questa truffa del regime che bolla come "comunista" chiunque gli si oppone.
Che i berluscones la smettano una buona volta di dare ascolto solo alle voci del regime come Rete 4 e Libero.

lunedì 1 settembre 2008

Alitalia: il fallimento dell'Italia civile che mostra tutta la ragion d'essere perversa del regime berlusconiano


Nella dramma di questi giorni attorno ad Alitalia riviviamo in diretta un nuovo fallimento dell'Italia civile, prima ancora che il successo personale dell'imbonitore di Arcore.
Le colpe dei sindacati sono state immense.
Ricordo che sono stati i sindacati, e non le balle berlusconiane sulla cordata fantasma, a fare fallire la trattativa del governo Prodi con i francesi che prevedeva meno licenziati e meno patrimonio da liquidare. Insomma meno perdite da porre a carico della comunità.
Ed ora?
Le parole di Colaninno sono state chiare: "non ci potrà essere una normale trattativa con i sindacati, l’alternativa è il fallimento".
Insomma si è voluta giocare la solita partita cieca ed egoistica da parte dei sindacati, ma ora sotto l'occhio relativamente coeso dell'opinione pubblica per via delle condizioni economiche oggettivamente insostenibili per l'azienda, non ci sarà più scelta.
Ciecamente. Perché è stato il sindacato a causare fattivamente la bancarotta dell'azienda mettendo i bastoni fra le ruote davanti alla proposta ragionevole dei francesi e cercando di sfruttare la sortita berlusconiana per trarne il proprio misero vantaggio di parte. Ben sapendo che ogni trimestre passato senza soluzione definita sarebbe costato circa 300 milioni di euro di perdite allo stato in più. Trimestre dopo tirmestre.
Perché in ultima analisi è stato il sindacato a causare le condizioni ultime che tolgono ora al sindacato stesso ogni ulteriore possibilità di manovra. Il sindacato, non le balle di Arcore.
Mettendo ora a Berlusconi la possibilità di mietere una nuova vittoria di immagine, questa volta addirittura internazionale, su un bel piatto d'argento. Proprio come Bassolino fece con il problema spazzatura.
Pensate che Berlusconi si farà sfuggire l'occasione? Io dico di no.
D'altre parte chi altro poteva riuscire a risolvere l'annoso problema Alitalia col classico colpo di scure se non Berlusconi?
Quale altro Presidente del Consiglio poteva decretare l'apertura forzosa delle discariche campane e, se necessario, a colpi di manganellate? Quale altro Presidente del Consiglio poteva fare partire una furibonda campagna ai danni dei "fannulloni" statali per aumentarne la oggettivamente bassa efficienza? Quale altro poteva tagliare i soldi alle forze dell'ordine millantando la prospettiva di avere aumentato la sicurezza del paese?
Poteva l'onesto Prodi in quest'Italia ruffiana e sempre vittima delle solite beghe di cortile? No.
E questo i cosiddetti "salotti buoni" lo sanno. Per questo i salotti buoni appoggiano il baro di Arcore. Perché sanno che è l'unico capace di piegare la partitocrazia parassitaria del paese così come le masse incolte.
Ed eccolo il novello pifferaio magico da Arcore.
E le masse lo seguiranno eccome. Perché le masse fiutano l'uomo che fa. L'uomo che decide come opposto al quaquaraquà partitocratico.
In questo senso forse Berlusconi è proprio l'uomo giusto, oggi, per affrontare la bancarotta di stato che viene.
Ma non rallegriamoci veramente.
Perché il successo di Berlusconi è il fallimento dell'Italia civile e repubblicana.
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