"Non importa dove si nasce se si combatte per le stesse idee e si crede nelle stesse cose."
Paolo Borsellino

chi voteresti alle politiche ora?

soddisfatto del governo Berlusconi?

martedì 9 settembre 2008

Un altro italiano che ha detto basta! Purtroppo come fare a dargli torto?


Dalla newsletter di Beppe Grillo del 6 settembre vi voglio presentare una lettera di un altro italiano che ha trovato il coraggio per andarsene e dire basta, o forse solo un altro dei tanti esiliati economici di questo paese.
Una storia che assomiglia un po' anche alla mia e a quella di centinaia di migliaia di emigranti di livello che hanno tentato la via alternativa e sono stati accolti a braccia aperte da una società moderna ed avanzata. Non c'è che l'imbarazzo della scelta oggi, visto che oltre ai paesi storicamente meta dei migranti italiani anche Spagna, Irlanda e Grecia hanno fatto notevoli passi avanti mentre noi stavamo a guardare - o forse tornavamo indietro. Nella figura che segue l'andamento del PIL pro capite italiano confrontato a quello spagnolo negli ultimi 15 anni di bugie berlusconiane/d'alemiane.

Allora ne vale la pena di continuare a giocare a guardia e ladri con i berluscones mentre il mondo va avanti e l'Italia resta a guardare? E sapendo che il PD non è un'alternativa vera?


"Ciao Beppe,


sono un cervello in fuga.
Io sono un cervello normale, come tanti altri. Non sono né un cervello di un fisico nucleare, né un cervello di un ingegnere areospaziale, ma nel suo piccolo pur sempre un cervello che ha dovuto fuggire per non impazzire o finire lobotomizzato.
La vita che ora conduco non è male. È una vita ricca di stimoli e di soddisfazioni. Qui dove sono ora un cervello è apprezzato in base ai risultati che riesce ad ottenere e non in base al grado di sottomissione a cui riesce ad arrivare. Purtroppo oltre ad essere un cervello sono anche un cuore, che soffre per aver dovuto lasciare dietro di se una vita che aveva il diritto di vivere. Il diritto di stare vicino alla propria famiglia e ai propri amici, anche loro cervelli pensanti anche loro a rischio estinzione. Il diritto di lavorare nel proprio paese mettendo a frutto il proprio studio e le proprie capacità. Il diritto di vivere nella propria città, di andare al bar ed ordinare “il solito”; di fare la spesa e salutare Eleonora mentre batte alla cassa il prezzo esorbitante delle zucchine importate che hai comprato; il diritto di sapere dove parcheggiare, perché sai che a quell’ora è impossibile trovare parcheggio. Il diritto di vivere cose stupide e banali che però fanno parte di te e alle quali appartieni. Cose dalle quali sei stato separato perché qualcuno (a cui con spirito cristiano gli auguri ogni bene) ti ha costretto a forza di calci in faccia ad abbandonare.
Un saluto"

lunedì 8 settembre 2008

Commedia all'Alitalia(na): i piloti non ci stanno. Si portino i libri in tribunale!


I sindacati di piloti e assistenti di volo bocciano all'unisono il piano Fenice preparato dalla Banda Bassotti Italiana (dicesi anche "cordata" in politichese), per accaparrarsi il meglio della compagnia a costo quasi zero e rivenderlo al più tardi nel 2013 ai soliti francesi di Air France. Un investimento sicuro per i soliti amici e amici di amici.
Spalmando le perdite su creditori, azionisti, lavoratori e contribuenti italiani.
Secondo il presidente dell'Unione piloti Massimo Notaro: "I piloti ne uscirebbero massacrati. Serve una profonda riflessione da parte della Cai e uno sforzo serio se si vuole arrivare a una soluzione positiva che al momento appare molto lontana". Mentre davanti al Ministero del Lavoro si organizzava oggi un sit-in di assistenti di volo di Alitalia: "meglio Air France o portare i libri in tribunale, non bisogna firmare".
Ecco, cari sindacati, perché fare fallire allora una proposta, quella francese, che possedeva un solido piano industriale?
E perché accordare fino ad ora questo strano credito al solito noto capitalista da strapazzo di Arcore ed ai soliti amici degli amici? Quasi ci fosse ancora bisogno di averne una prova ulteriore.
Di seguito il dossier esaustivo di Gianni Dragoni sul sito online del Sole 24 Ore.
Alitalia: salvataggio della compagnia di bandiera o dei debiti di AirOne di Carlo Toto, forse fortemente esposta con la stessa Banca Intesa, advisor dell'operazione Fenice?
Io dico allora: si, si vada in Tribunale a questo punto.

Alitalia: perché il piano Air France era migliore di quello Fenice
Gianni Dragoni, Il Sole24Ore

"È un confronto perdente, quello tra il piano Passera-Colaninno per la «nuova Alitalia» che è stato accolto con le fanfare dal Governo e l'offerta di acquisto presentata da Air France-Klm nei mesi scorsi, che fu affossata da Silvio Berlusconi in campagna elettorale e respinta dai sindacati. In nessun aspetto la proposta attribuita alla cordata di 16 investitori della Cai, guidati da Roberto Colaninno, già scalatore di Telecom Italia nel 1999 con i soldi della stessa società, migliora il progetto francese. Anzi, numerosi appaiono i peggioramenti, per la compagnia e i lavoratori, per i consumatori, per i contribuenti, per creditori e azionisti. Dalle informazioni disponibili si possono sollevare interrogativi che vanno ad aggiornare il decalogo pubblicato sul Sole 24 Ore il 25 luglio. Inoltre, non è comprensibile quali vantaggi rechi l'integrazione con AirOne, aviolinea privata in difficoltà che Intesa Sanpaolo ha voluto includere nella «nuova Alitalia».

1. I vantaggi dell'italianità
L'elemento da cui è partita l'opposizione politica e imprenditoriale al piano Spinetta era la mancanza di «italianità». Solo questa caratteristica – si disse – sarebbe stata una garanzia per i passeggeri nazionali, le imprese, il turismo, con il mantenimento di un maggior numero di voli intercontinentali e internazionali diretti. Ebbene, le destinazioni della «nuova Alitalia» saranno 65, inferiori alle 84 di Air France. Ci sarà una concentrazione sul mercato nazionale ed europeo (dove si perdono più soldi per l'attacco delle low cost), con pochi collegamenti intercontinentali. I voli a lungo raggio della nuova società oscillano, secondo i primi annunci, tra 13 e 16 destinazioni, contro le 15 previste da Jean-Cyril Spinetta all'inizio e destinate ad aumentare. Per i passeggeri italiani aumenterà la necessità di fare scalo a Parigi, Francoforte o Londra per voli lunghi.
2. Flotta ridimensionata
La riduzione di attività è inevitabile poiché il piano postula che la compagnia derivante dall'integrazione di Alitalia con Air One abbia circa 139 aerei, cioè 100 in meno delle 238 macchine impiegate dai due vettori. Spinetta prevedeva un'Alitalia con 137 velivoli, circa 40 in meno della sua flotta. I francesi inoltre prevedevano di aggiungere un aereo di lungo raggio all'anno dal 2010. Non si conoscono gli impegni di Colaninno in proposito. Poiché Alitalia già ha 175 aerei, più della flotta giudicata necessaria dal nuovo piano, a cosa serve aggiungere AirOne, con i suoi 60 aeroplani? L'aviolinea privata ha ordini per 60 nuovi Airbus 320 che consumano meno dei vecchi Md80 Alitalia. Ma il canone di leasing su questi aerei è molto più alto che sugli altri.
3. Monopolio
L'unione di Alitalia con il principale concorrente annulla quasi tutta la concorrenza sui cieli nazionali. La nuova società avrà mano libera nell'alzare le tariffe, con un beneficio di alcune centinaia di milioni sui conti. Fa sorridere chi sostiene che la concorrenza arriverà dal treno: l'alta velocità, quando arriverà, potrà forse essere un'alternativa sulla Roma-Milano, non sulle altre tratte. L'italianità, insomma, sarà pagata cara dai consumatori.
4. Impegni finanziari
Air France-Klm si era impegnata a versare dentro Alitalia Spa – la società oggi commissariata – almeno un miliardo entro giugno 2008, accollandosi anche circa 1,4 miliardi di debiti finanziari netti che invece il nuovo piano lascia nella bad company. Di fatto, l'impegno di Air France era di 2,4 miliardi circa. E non ci sarebbe stata una bad company da scaricare sullo Stato o sui creditori/azionisti. La Cai ha annunciato un impegno fino a un miliardo. Per ora, i suoi soci hanno versato 160mila euro. E nell'«information memorandum» del Progetto Fenice si legge che il nuovo capitale versato «per cassa» dai soci entro il 2008 sarà di 800 milioni, «soggetto al verificarsi di talune condizioni sospensive». È da chiarire quale sarà la somma effettiva, comunque inferiore al miliardo. Quanto a AirOne, lo stesso documento dice che, attraverso un aumento riservato, conferirà «taluni rami aziendali per un controvalore pari a 300 milioni», che porteranno il capitale a 1,1 miliardi. AirOne non mette soldi. Quali siano i «rami aziendali» il documento non lo precisa. Certo non aerei, perché i suoi jet sono in leasing. L'impegno degli investitori «italiani» è meno della metà dei francesi. Resta un buco di almeno 1,4 miliardi nella bad company: debiti che verranno pagati dallo Stato (si stima per un miliardo), dai creditori, dagli azionisti.
5. La valutazione di Alitalia
Si sostiene che la Cai ha fatto un'offerta di circa 300 milioni per comprare la parte buona di Alitalia, gli slot, il marchio, con gli aerei migliori. Un valore analogo viene attribuito ai conferimenti di AirOne. Non è giustificabile attribuire valori simili a società che non sono comparabili. Ed è risibile che la polpa buona della compagnia pubblica valga così poco. Alitalia possiede slot pregiati a Heathrow, Parigi, Francoforte, Duesseldorf, Madrid che valgono svariate centinaia di milioni. Ha un marchio noto nel mondo, una rete di vendita internazionale. Perché il commissario Augusto Fantozzi non apre una procedura trasparente di vendita, dando anche ad altri (Air France o Lufthansa, ad esempio) il tempo di fare un'offerta? Dovrebbe essere suo interesse massimizzare il ricavato per creditori e azionisti.
6. Il valore di Air One
Il Progetto Fenice non spiega quale sia il beneficio portato da AirOne. La compagnia di Carlo Toto ha una rete sovrapposta ad Alitalia, gli aerei mezzi vuoti e perde soldi: nei primi sei mesi del 2008 il coefficiente di occupazione posti è del 56,8%, il più basso d'Europa tra le circa 30 compagnie dell'Aea (media 74,4%, Alitalia ha il 68,2%). I conti veri di AirOne sono quelli del consolidato di Ap Holding (ApH), la controllante creata a fine 2006 da Toto con una complessa manovra di rivalutazione patrimoniale. Nel 2007 il gruppo ApH ha perso 32 milioni, con un fatturato di 785 milioni. I debiti del gruppo a fine 2007 erano 900 milioni e sono cresciuti a 1,1 miliardi nei primi sei mesi quest'anno. In larga parte si tratta di debiti per acquisire i nuovi A320 che sono collocati in società irlandesi, date in pegno alle banche finanziatrici e affittati a AirOne. Il Progetto Fenice suona come il salvataggio di AirOne e delle banche che l'hanno finanziata. Quali sono gli impegni e le banche esposte con Toto? Si sa di Unicredit, di Morgan Stanley, di sigle tedesche. Ci sarebbe più trasparenza se fosse fatta piena luce sulla reale esposizione verso Toto di Intesa.
7. Flotta e leasing
Alitalia ha 109 aerei in proprietà. La flotta era iscritta nel bilancio 2007, approvato anche dal ministero dell'Economia, per un valore di 1,98 miliardi di euro: è compresa o no la flotta nell'offerta da circa 300 milioni di Colaninno? Nel Progetto Fenice si legge che «la Newco acquisterà dalla vecchia Alitalia 43 aerei per 772 milioni, accollandosi debiti per 522 milioni». Sembrerebbe che questo impegno si aggiunga ai circa 300 milioni offerti per la compagnia. Non si tratta di una valutazione generosa: i debiti legati agli aerei (tra cui 6 Boeing 777 valutati 295 milioni, con 210 milioni di debito accollato) sono mutui per un'attività in funzionamento, allineati ai costi che si avrebbero con il leasing. Nel Progetto Fenice si dice che «Nuova Alitalia non deterrà aerei in proprietà, tutta la flotta sarà gestita in leasing». Nessuna grande compagnia lo fa. Perché questa scelta? Forse per fare cassa vendendo gli aerei e ridurre il capitale versato dai soci? Toto sarà il fornitore privilegiato grazie ai suoi ordini per 60 A320 e realizzerà buoni guadagni con i canoni di leasing.
8. Esuberi
Il piano francese prevedeva 2.120 esuberi. Inoltre 3.300 lavoratori sarebbero rimasti in Az Servizi-Fintecna, con cinque anni di appalti garantiti. La «nuova Alitalia» ha detto che ha bisogno di 14.250 addetti, di cui 2.750 esterni. Poiché il gruppo Alitalia ha 18mila dipendenti e il gruppo AirOne 3 mila, gli esuberi veri sono circa 7 mila.
9. Risparmiatori intrappolati
La Consob ha sospeso azioni e bond Alitalia il 3 giugno, per evitare speculazioni. Così è stato impedito a soci e obbligazionisti di fuggire. Ora le azioni sono carta straccia.
10. Lock up e compensazioni
I 16 imprenditori intendono vendere tra cinque anni e non prima. Tuttavia il vincolo del lock up potrebbe essere aggirato con una ricapitalizzazione fatta da altri soci (per esempio Air France). Ci sono dubbi sugli interessi che hanno mosso i partecipanti alla cordata italiana, oltre alla possibilità di guadagnare rivendendo a un vettore europeo. Benetton e Gavio hanno già ottenuto dal Governo benefici con le nuove convenzioni autostradali."

sabato 6 settembre 2008

"Salvate il soldato Silvio!" L'Economist vince la causa contro Berlusconi ma il TG1 della sera parla del Big Bang e del Leone d'oro


Il sito online dell'Economist ha dato ieri notizia, nell'articolo "The Economist wins Berlusconi lawsuit", di avere vinto la causa civile presso il Tribunale di Milano che lo vedeva opposto al Presidente del Consiglio dal luglio del 2001:

"In July 2001 Silvio Berlusconi, then prime minister of Italy, launched a lawsuit in Italy alleging that The Economist had defamed him in its article "An Italian Story", which appeared in our April 26th 2001 issue. The magazine cover bore the title: "Why Silvio Berlusconi is unfit to lead Italy". We are pleased to announce that the Court in Milan has issued a judgment rejecting all Mr Berlusconi's claims and requiring him to make a payment for costs to The Economist. The full judgment, in Italian, is available here. The Economist will not be making any further comment. Mr Berlusconi is once again prime minister of Italy."

Con solito stile inglese l'Economist non si produce in ulteriori commenti.
Ma che si dice a casa nostra?
Questi i titoli del TG1 di ieri sera:

1) Borse mondiali a picco per la paura recessione degli USA
2) McCain sfida Obama: "il cambiamento sono io!"
3) Salva due bimbi che stavano per annegare e poi muore d'infarto per la fatica
4) In laboratorio il mondo dopo il Big Bang; gli esperti: "nessun rischio"
5) Succede in Gran Bretagna: pensava di avere cremato il padre 5 anni fa, lo rivede in televisione a "Chi l'ha visto"
6) Celentano consegna il "Leone d'oro" a Olmi.

A parte la notizia sacrosanta della morte eroica del nostro concittadino dopo avere salvato i due bimbi in difficoltà, pensiamo veramente che la consegna di un Leone d'oro o il ritrovamento di un pensionato a "Chi l'ha visto" sia più importante di conoscere la notizia ed i termini concreti della causa civile Berlusconi-Economist?
Certo che no.
Il cittadino ha sempre il diritto di sapere cose importanti che riguardano la vita politica del paese ai più alti livelli.
Ed allora non stupiamoci se gli italiani sono ignoranti e l'Italia affoga in una profonda decadenza morale e materiale.
L'informazione è la base portante del regime. Il regime copre quello che da fastidio.

venerdì 5 settembre 2008

Ho sempre votato la CdL fino al 2006, ma ora ho aperto gli occhi e critico Berlusconi: sono diventato un comunista anch'io!


Quest'oggi vi voglio postare due commenti (semicomici) che sono stati lasciati da un anonimo templare di Arcore su Wikio al pezzo di Oltreconfineonline "Non disturbate Don Silvio! Ad Arcore si lavora senza sosta per noi!".
Anch'io assurto al ruolo di nemico catto-comunista dello stato assieme a Famiglia Cristiana?

"poveri comunisti...
... siete oramai alla frutta! Come rosicate che al governo ci sia Silvio. Noi ti chiediamo un favore, grande Silvio... dopo aver fatto il miracolo cacciando via i comunisti dal Parlamento, falli sparire anche dai siti web come questo, dove le maldicenze su di te pullulano come funghi marci e dove i comunisti si riproducono come topi di fogna. Ti preghiamo, salvaci!"
Anonimo (berluscones)

Ma il berluscones non è soddisfatto. Tre minuti dopo parte con il colpo di grazia, il seguente fendente mortale:

"vi rode, eh comunisti!?...
che ci sia al governo Silvio? Rosicate, rosicate. Silvio, oltre al miracolo di aver spazzato via i comunisti dal Parlamento, falli sparire anche dai siti web come questo. Da tutte le menzogne che spuntano come funghi e da tutti i topi di fogna che si riproducono, ti preghiamo... liberaci dal male!"
Anonimo (berluscones) ci riprova...

Ma io chi sono?
Dopo avere creduto ciecamente alle balle dell'ingresso in campo del Messia nel '94 ho sempre votato per la CdL fino al 2006 (compreso). Per una volta alle regionali pure per la famosa soubrette nipotina del Duce, ora in piccionaia alla Camera con la tessera del PdL. Alle ultime politiche del 2008 per la Destra di Storace - perché sapevo che i miei due voti non si sarebbero andati a sommare a quelli del PdL.
Mi definisco un conservatore liberale.
Ma pronto a discutere con qualunque italiano onesto, ovviamente anche con chi si definisce "comunista", su qualsivoglia tema importante per la Nazione come PACS, immigrazione, prostituzione, regole, giustizia. Senza pregiudiziali alcune.
Il liberalismo lo vivo ogni giorno di persona nel posto di lavoro. Nella forza di una società moderna (quella tedesca) che si sviluppa ad un grado elevatissimo grazie ad una mirabile sinergia tra pubblico e privato, libera iniziativa e stato sociale.
A differenza del signor Berlusconi.
Io non mi sono fatto leggi per fare più affari, per comprare più case, per pagare meno tasse, per togliermi di mezzo tutti i concorrenti della mia impresa. Perché il liberalismo vero vive di regole ma anche stato sociale, informazione e limpidezza nelle azioni. Il liberalismo premia il migliore, non chi versa la mazzetta più elevata o chi ha gli amici più influenti.
Piantiamola con questa truffa del regime che bolla come "comunista" chiunque gli si oppone.
Che i berluscones la smettano una buona volta di dare ascolto solo alle voci del regime come Rete 4 e Libero.

lunedì 1 settembre 2008

Alitalia: il fallimento dell'Italia civile che mostra tutta la ragion d'essere perversa del regime berlusconiano


Nella dramma di questi giorni attorno ad Alitalia riviviamo in diretta un nuovo fallimento dell'Italia civile, prima ancora che il successo personale dell'imbonitore di Arcore.
Le colpe dei sindacati sono state immense.
Ricordo che sono stati i sindacati, e non le balle berlusconiane sulla cordata fantasma, a fare fallire la trattativa del governo Prodi con i francesi che prevedeva meno licenziati e meno patrimonio da liquidare. Insomma meno perdite da porre a carico della comunità.
Ed ora?
Le parole di Colaninno sono state chiare: "non ci potrà essere una normale trattativa con i sindacati, l’alternativa è il fallimento".
Insomma si è voluta giocare la solita partita cieca ed egoistica da parte dei sindacati, ma ora sotto l'occhio relativamente coeso dell'opinione pubblica per via delle condizioni economiche oggettivamente insostenibili per l'azienda, non ci sarà più scelta.
Ciecamente. Perché è stato il sindacato a causare fattivamente la bancarotta dell'azienda mettendo i bastoni fra le ruote davanti alla proposta ragionevole dei francesi e cercando di sfruttare la sortita berlusconiana per trarne il proprio misero vantaggio di parte. Ben sapendo che ogni trimestre passato senza soluzione definita sarebbe costato circa 300 milioni di euro di perdite allo stato in più. Trimestre dopo tirmestre.
Perché in ultima analisi è stato il sindacato a causare le condizioni ultime che tolgono ora al sindacato stesso ogni ulteriore possibilità di manovra. Il sindacato, non le balle di Arcore.
Mettendo ora a Berlusconi la possibilità di mietere una nuova vittoria di immagine, questa volta addirittura internazionale, su un bel piatto d'argento. Proprio come Bassolino fece con il problema spazzatura.
Pensate che Berlusconi si farà sfuggire l'occasione? Io dico di no.
D'altre parte chi altro poteva riuscire a risolvere l'annoso problema Alitalia col classico colpo di scure se non Berlusconi?
Quale altro Presidente del Consiglio poteva decretare l'apertura forzosa delle discariche campane e, se necessario, a colpi di manganellate? Quale altro Presidente del Consiglio poteva fare partire una furibonda campagna ai danni dei "fannulloni" statali per aumentarne la oggettivamente bassa efficienza? Quale altro poteva tagliare i soldi alle forze dell'ordine millantando la prospettiva di avere aumentato la sicurezza del paese?
Poteva l'onesto Prodi in quest'Italia ruffiana e sempre vittima delle solite beghe di cortile? No.
E questo i cosiddetti "salotti buoni" lo sanno. Per questo i salotti buoni appoggiano il baro di Arcore. Perché sanno che è l'unico capace di piegare la partitocrazia parassitaria del paese così come le masse incolte.
Ed eccolo il novello pifferaio magico da Arcore.
E le masse lo seguiranno eccome. Perché le masse fiutano l'uomo che fa. L'uomo che decide come opposto al quaquaraquà partitocratico.
In questo senso forse Berlusconi è proprio l'uomo giusto, oggi, per affrontare la bancarotta di stato che viene.
Ma non rallegriamoci veramente.
Perché il successo di Berlusconi è il fallimento dell'Italia civile e repubblicana.

giovedì 28 agosto 2008

Il regime berlusconiano è mediatico. Esiste un modo per rompere il monopolio della TV nel plasmare ed indottrinare l'opinione pubblica?


Nel corso delle mie consuete sortite per il mondo dei bloggers ed in genere per la rete mi sono imbattuto in un certo numero di post e commenti interessanti.
Vorrei riproporvi un articolo di Umberto Eco del 2004 dal blog Voglio Scendere per introdurre un tema importante: quello del monopolio del mezzo televisivo come mezzo di propaganda e indottrinamento del popolo, vera forza fondante del regime berlusconiano (o veltrusconiano?) dei giorni nostri.
È vero, l'influsso di internet, dei giornali, delle radio è assolutamente marginale oggi. "Dicano quello che vogliono" - sembra essere il motto di Arcore - perché il loro peso sommato è comunque minimale.
Ma allora che fare per controbattere il sistema monopolizzato della TV di regime? Che fare?
Per ora vi lascio la domanda aperta, in attesa di tornarci su in uno dei miei prossimi post. Certo è che noi bloggers dobbiamo trovare il modo di venire fuori da questo mondo digitale incompleto. Perché la società reale è la fuori, la società reale non è qui dentro.
Buona lettura del magnifico, quanto lungo articolo di Umberto Eco.

Le regole del potere nel regime mediatico

Umberto Eco, Repubblica gennaio 2004
"Una settimana fa ricorreva il mio compleanno e, con gli intimi venuti a festeggiarmi, ho rievocato il giorno della mia nascita. Benché dotato di eccellente memoria, quel momento non lo ricordo, ma ho potuto ricostruirlo attraverso i racconti che me ne facevano i miei genitori.
Pare dunque che, quando
il ginecologo mi ha estratto dal ventre di mia madre, fatte tutte le cose che si debbono fare in tali casi, e presentatole il mirabile risultato delle sue doglie, abbia esclamato: "Guardi che occhi, sembra il Duce!". La mia famiglia non era fascista, così come non era antifascista - come tanta della piccola borghesia italiana prendeva la dittatura come un fatto meteorologico, se piove si esce con l'ombrello - ma certamente per un padre e per una madre sentirsi dire che il neonato aveva gli occhi del Duce era una bella emozione.
Ora, fatto scettico dagli
anni, inclino a credere che quel buon ginecologo dicesse la stessa cosa a ogni madre e a ogni padre - e guardandomi nello specchio mi scopro piuttosto simile a un grizzly che non al Duce, ma non importa. I miei erano stati felici di apprendere che assomigliassi al Duce. Mi chiedo che cosa potrebbe dire un ginecologo adulatore oggi a una puerpera. Che il prodotto della sua gestazione assomiglia a Berlusconi? La piomberebbe in uno stato depressivo preoccupante. Per par condicio, assumo che nessun ginecologo sensibile direbbe alla puerpera che suo figlio appare paffuto come Fassino, simpatico come Schifani, bello come La Russa, intelligente come Bossi, o fresco come Prodi. Il ginecologo avveduto direbbe piuttosto che il neonato ha gli occhi penetranti di Bruno Vespa, l'aria arguta di Bonolis, il sorriso di Christian De Sica (e non dirà che è bello come Boldi, spavaldo come Fantozzi, o - trattandosi di femmina - sexy come Sconsolata).
Ogni
epoca ha i suoi miti. L'epoca in cui sono nato aveva come mito l'Uomo di Stato, quella in cui si nasce oggi ha come mito l'Uomo di Televisione. Con la consueta cecità della cultura di sinistra, si è intesa l'affermazione di Berlusconi (che i giornali non li legge nessuno mentre tutti vedono la televisione) come l'ultima delle sue gaffes insultanti. Non lo era, era un atto di arroganza, ma non una stupidaggine. Mettendo insieme tutte le tirature dei giornali italiani si raggiunge una cifra abbastanza derisoria rispetto a quella di coloro che guardano solo la televisione. Calcolando inoltre che solo una parte della stampa italiana conduce ancora una critica del governo in carica, e che l'intera televisione, Rai più Mediaset, è diventata la voce del potere, Berlusconi aveva sacrosantamente ragione. Il problema è controllare la televisione, e i giornali dicano quel che vogliono. Questo è un dato di fatto, ci piaccia o non ci piaccia, e i dati di fatto sono tali proprio perché sono indipendenti dalle nostre preferenze (ti è morto il gatto? è morto, ti piaccia o no). Sono partito da queste premesse per suggerire che nel nostro tempo, se dittatura ha da esserci, deve essere dittatura mediatica e non politica. È quasi cinquant'anni che si scriveva che nel mondo contemporaneo, salvo alcuni remoti Paesi del terzo mondo, per fare un colpo di stato non era più necessario allineare carri armati ma bastava occupare le stazioni radiotelevisive (l'ultimo a non essersene accorto è Bush, leader terzomondista arrivato per sbaglio a governare un Paese ad alto tasso di sviluppo). Ora il teorema è dimostrato. Per cui è sbagliato dire che non si può parlare di "regime" berlusconiano perché la parola "regime" evoca il regime fascista, e il regime in cui viviamo non ha le caratteristiche di quello del ventennio. Un regime è una forma di governo, non necessariamente fascista. Il fascismo metteva i ragazzi (e gli adulti) in divisa, eliminava la libertà di stampa e mandava i dissidenti al confino. Il regime mediatico berlusconiano non è così rozzo e antiquato. Sa che si controlla il consenso controllando i mezzi d'informazione più pervasivi. Per il resto non costa niente permettere a molti giornali (sino a che non li si possano acquistare) di dissentire. A che cosa serve mandare Biagi al confino, per farne magari un eroe? Basta non lasciarlo più parlare alla televisione. La differenza tra un regime "alla fascista" e un regime mediatico è che in un regime alla fascista la gente sapeva che i giornali e la radio comunicavano solo veline governative, e che non si poteva ascoltare Radio Londra, pena la galera. Proprio per questo sotto il fascismo la gente diffidava dei giornali e della radio, ascoltava radio Londra a basso volume, e dava fiducia solo alle notizie che pervenivano per mormorio, bocca bocca, maldicenza. In un regime mediatico dove, diciamo, il dieci per cento della popolazione ha accesso alla stampa di opposizione, e per il resto riceve notizie da una televisione controllata, da un lato vige la persuasione che il dissenso sia accettato ("ci sono giornali che parlano contro il governo, prova ne sia che Berlusconi se ne lamenta sempre, quindi c'è libertà"), dall'altro l'effetto di realtà che la notizia televisiva produce (se ho notizia di un aereo caduto è vera, tanto è vero che vedo i sandali dei morti galleggiare, e non importa se per caso sono i sandali di un disastro precedente, usati come materiale di repertorio), fa sì che si sappia e si creda solo quello che dice la televisione. Una televisione controllata dal potere non deve necessariamente censurare le notizie. Certamente, da parte degli schiavi del potere, appaiono anche tentativi di censura, come il più recente (per fortuna ex post, come dicono quelli che dicono "attimino" e "pole position"), per cui si giudica inammissibile che in una trasmissione televisiva si possa parlare male del capo del governo (dimenticando che in un regime democratico si può e si deve parlare male del capo del governo, altrimenti si è in regime dittatoriale). Ma questi sono solo i casi più visibili (e, se non fossero tragici, risibili). Il problema è che si può instaurare un regime mediatico in positivo, avendo l'aria di dire tutto. Basta sapere come dirlo. Se nessuna televisione dicesse quel che pensa Fassino sulla legge Tale, tra gli spettatori nascerebbe il sospetto che la televisione taccia qualcosa, perché si sa che da qualche parte esiste un'opposizione. La televisione di un regime mediatico usa invece quell'artificio retorico che si chiama "concessione". Facciamo un esempio. Sulla convenienza di tenere un cane ci sono all' incirca cinquanta ragioni pro e cinquanta ragioni contro. Le ragioni pro sono che il cane è il miglior amico dell'uomo, che può abbaiare se vengono i ladri, che sarebbe adorato dai bambini, eccetera. Le ragioni contro sono che bisogna portarlo ogni giorno a fare i suoi bisogni, che costa in cibo e veterinario, che è difficile portarlo con sé in viaggio e così via. Ammesso che si voglia parlare in favore dei cani, l'artificio della concessione è: "È vero che i cani costano, che rappresentano una schiavitù, che non si possono portare i viaggio" (e gli avversari dei cani vengono conquistati dalla nostra onestà), "ma occorre ricordare che sono una bellissima compagnia, adorati dai bambini, attenti contro i ladri eccetera". Questa sarebbe un'argomentazione persuasiva in favore dei cani. Contro i cani si potrebbe concedere che è vero che cani sono una compagnia deliziosa, che sono adorati dei bambini, che ci difendono dai ladri, ma dovrebbe seguire l'argomentazione opposta, che i cani però rappresentano una schiavitù, una spesa, un impaccio per i viaggi.
E questa sarebbe un'argomentazione persuasiva contro i cani.
La televisione procede in questo modo. Se si discute della legge Tale, la si enuncia poi si dà subito la parola all'opposizione, con tutte le sue argomentazioni. Quindi seguono i sostenitori del governo che obiettano alle obiezioni. Il risultato persuasivo è scontato: ha ragione chi parla per ultimo.
Seguite con attenzione tutti i telegiornali, e vedrete che la strategia è questa: mai che dopo l'enunciazione del progetto seguano prima i sostegni governativi e dopo le obiezioni dell'opposizione. Sempre il contrario. Un regime mediatico non ha bisogno di mandare in galera gli oppositori. Li riduce al silenzio, più che con la censura facendo sentire le loro ragioni per prime. Come si reagisce a un regime mediatico, visto che per reagirvi bisognerebbe avere quell'accesso ai media che il regime mediatico appunto controlla? Sino a che l'opposizione, in Italia, non saprà trovare una soluzione a questo problema e continuerà a dilettarsi di contrasti interni, Berlusconi sarà il vincitore, piaccia o non piaccia."

mercoledì 27 agosto 2008

Paolo Papillo, il guastafeste nato della Casta politica. Ce ne fossero mille come lui!


Paolo Papillo.
Chi è costui?
Un semplice camionista precario che nelle ore di pausa si arma di un PC e di un paio di telefoni cellulari per tempestare di domande scomode al regime le emittenti radiotelevisive che consentono la diretta.
Inoltre è un assiduo frequentatore di numerosi blog sulla rete, tanto da venire anche notato da Antonio Di Pietro, che sul suo blog gli ha addirittura dedicato un post.
Insomma un vero rompicoglioni doc per la Casta politica che non ama le domande scomode.
Paolo si dispiace di essere solo e di non potere fare niente altro di più.
Eppure è tantissimo quello che fa.
Caro Paolo, ce ne fossero almeno mille come te in questo paese di menefreghisti e approfittatori!


"E le ferie sono finite, per chi le ha fatte. Io, precario camionista, non so che siano ferie retribuite. Ricomincerò contro la falsa informazione, perché un popolo che non sa è un popolo che non si arrabbia.

Io sono uno e molto non posso fare. Faccio il camionista e parto la notte tra domenica e lunedì e ritorno il venerdì notte casa. Il fine settimana lo dedico alla mia famiglia ed al riposo e qualche volta pure alla politica. Sinceramente mi pesa non poter fare di più specialmente per questo momento drammatico per il nostro paese; un paese che vedo andare alla deriva in mano ad una cosca di affaristi e abitato da una popolazione in gran parte composta da menefreghisti. Ed allora cosa mi sono inventato per cercare di fare sentire la mia voce di dissenso? Con un PC portatile, 4 telefoni cellulari, nelle ore che devo stare fermo con il camion, mando mail e faccio telefonate nelle trasmissioni radiotelevisive che ci consentono di andare in diretta. E lì “grido” tutta la mia rabbia e indignazione. Non è molto quello che faccio ma sempre meglio di nulla. Pensate se fossimo in migliaia a fare la stessa cosa.
Finite le ferie riprenderò la mia battaglia contro la falsa informazione, sperando che qualcuno mi supporti. Stare solo nei blog è come cantarsela e suonarsela da soli, è a quelli che non frequentano la rete che dobbiamo spiegare e fare capire a cosa stiamo andando incontro.

PS: per coordinare questa iniziativa per suggerimenti

Email: maxx113a@yahoo.it, Tel: 3487359240
Paolo Papillo"

Vi presento la web-TV alternativa c6.tv - Boicottiamo la servile TV di regime; andiamo sulla rete per informarci

Vi invito oggi ad andare a esplorare sulla rete la web-TV c6.tv, cui sono stato messo a conoscenza per via della pubblicazione da parte della stessa del nostro post del 17 agosto scorso su Oltreconfineonline "I primi 100 giorni del governo secondo il Financial Times Deutschland [testo tradotto integralmente]".
Per noi che abbiamo indicato il problema principale del paese in una informazione asservita ed al servizio dei principali blocchi di potere economici e politici, questo tentativo non può che fare piacere. Certo i numeri delle web-tv non sono oggi e non saranno per un lungo tempo ancora a venire i numeri della televisione tradizionale in quanto ad ascolti, però un tentativo di costruire una prima consapevole sacca di resistenza al regime deve essere fatto.
Per questo ai bravi gestori del sito va il mio caloroso augurio: bravi ragazzi, continuate così!


martedì 26 agosto 2008

Alitalia: Ci avviciniamo all'atto finale della truffa annunciata


Alitalia: siamo ormai all'atto finale della truffa all'italiana che finirà con la suddivisione della fallimentare compagnia di bandiera in due compagnie, una cosiddetta "buona" capitanata dal solito noto Roberto Colaninno, e facente capo alle attività più profittevoli del passato gruppo con AirOne, ed una "cattiva" destinata alla rottamazione. "Le strade su cui si sta lavorando sono due. La prima prevede una modifica della Marzano, l'affidamento di Alitalia ad un commissario, che dividerebbe le attività buone dalle cattive per poi cedere alla cordata italiana le prime e avviare al fallimento le seconde. L'altra ipotesi invece è che sia il cda di Alitalia a deliberare la divisione della società. In questo caso la bad company andrebbe a finire a Fintecna, società al 100% del Tesoro, che si assumerebbe l'onere della liquidazione".
Fintecna?
E Fintecna chi è? Non siamo forse noi Fintecna? Non pagheremo forse noi, tutti gli onesti contribuenti, il risultato della truffa politica della cordata che doveva venire fuori in tre sole settimane?
Rivedremo mai i 300 milioni di euro di debito ponte?
E non lo pagheranno anche i piccoli azionisti di Alitalia il risultato del fallimento politico, dopo che mai sono stati tenuti in considerazione nelle trattative private tra la banda di governo e i soliti amici, e gli amici degli amici? I piccoli azionisti non demordono però: "Siamo pronti a fare la class action già dal primo gennaio" annunciano Elio Lannutti di Adiconsum e Rosario Trefiletti di Federconsumatori "Sta succedendo come con il Banco di Napoli dove 12.000 miliardi di debiti sono finiti a carico dello Stato e tutti i privati si godranno gli utili".
Che diranno infine i 6-7 mila dipendenti che dovranno perdere il posto, dopo che il vecchio piano di cessione ad Air France vedeva i francesi assumersi il debito di Alitalia e solo circa 2300 dipendenti andare a casa?
E che dire dell'ulteriore perdita di credibilità politica all'estero dove le cose si sanno per davvero e non si mistificano e nascondono come in Italia? "Così domani i vertici di Intesa infatti sono a Parigi per incontrare il top management di Air France-Klm e presentare i contenuti del piano. Ufficialmente Air France della nuova Alitalia non sa e non vuole sapere nulla e alle indiscrezioni risponde con un "no comment".
Servono soldi.
Ed ora il cagnolino scondinzolante torna dal padrone.

giovedì 21 agosto 2008

Ripasso sulla questione spazzatura: Emergenza creata ad arte sullo sfondo di indicibili collusioni tra schieramenti politici opposti e lobbies occulte

Una questione su cui ancora oggi ci si interroga incessantemente è la seguente: "È vero o no che Berlusconi ha liberato gran parte della città di Napoli dagli insopportabili cumuli di spazzatura del periodo preelettorale?". Domanda facile no?
Beh, nonostante ci piaccia mostrare di tanto in tanto come cumuli e persino roghi continuino a sussistere alla periferia od in provincia di Napoli, bisogna prendere atto che la situazione in città è certo migliorata a seguito della rimozione forzata di migliaia di tonnellate di spazzatura.
Aprendo quel paio di discariche che da tanto tempo erano state pianificate a tale fine, ed in questo modo dando il destro a Berlusconi di affermare che l'emergenza spazzatura è "definitivamente risolta". Da lui. Insomma un chiaro assist che l'esperto imbonitore di Arcore non si poteva proprio lasciare sfuggire.
In poche parole, un aiuto venuto dai camerieri Bassolino e Jervolino veramente offerto su un piatto d'argento. Ma le soluzioni (pure temporanee) ci sarebbero state. Insomma il centro-sinistra, con i suoi rappresentanti locali Bassolino e Jervolino, ci fa o ci è?
Sulla commistione di interessi tra centro-destra e centro-sinistra sullo scenario della spazzatura campana ed all'ombra di poteri forti e lobbies indicibili vorrei ripostarvi questo classico di Travaglio.



In più vorrei darvi uno spunto del Senatore Rossi sulla teoria che in Campania si è voluto provocare volutamente uno shock alla popolazione, forse allo stesso modo con cui si è sfruttato il problema sicurezza per fini elettoralistici.
Per fare accettare i lucrativi inceneritori finanziati in parte con i denari del CIP6. Mentre basterebbe la raccolta differenziata al 35% circa perché un solo inceneritore, quello di Acerra, fosse sufficiente per tutta la Campania.

martedì 19 agosto 2008

Petrolio crolla nell'ultimo mese del 23% ma benzina solo del 6%! Altro che Robin Tax! I consumatori sono stati fatti fessi una volta di più!


Gli ultimi dati del Ministero dello Sviluppo economico sui prezzi nazionali di alcuni prodotti petroliferi danno per il prezzo del petrolio un crollo del 23% nel solo ultimo mese.
È interessante notare che a questo crollo corrisponde un misero calo del 6% alla pompa di benzina.
Meglio hanno fatto Francia e Germania dove i cali per benzina e diesel sono stati molto più sostenuti.
Il fatto inquietante è che praticamente il greggio è calato ai valori di aprile, quando però il carburante costava 6 centesimi in meno. "Il greggio in questi giorni registra la stessa quotazione della prima settimana di aprile. Ma quattro mesi fa i prezzi erano 1,39 per la verde e 1,36 per il diesel. Rispetto ad aprile, quindi, a parità di quotazioni petrolifere, i prezzi sono più alti intorno ai 6 centesimi al litro."
Ed è difficile non connettere questo all'altissima pressione fiscale che il Ministro Tremonti non ha abbassato, ma anzi aumentato con l'ultima trovata demagogica della Robin Hood Tax. Infatti "Il 55% se ne va in tasse. Nel 2007, secondo i dati dell'Aci, gli italiani hanno speso 39,4 miliardi di euro (+1,4% rispetto al 2006) per il carburante. Di questi, 21,8 miliardi sono andati al fisco (+1,7%). Il prelievo fiscale ha dunque inciso per il 55%."
Una pressione fiscale enorme che le compagnie hanno ora buon gioco a rigirare in parte agli indifesi clienti.
Ricordo che la Robin Hood Tax renderà in previsione al governo circa 4 miliari di euro di maggiori introiti fiscali. Ma di questi denari soltanto circa 290 milioni di euro saranno impiegati per finanziare il fondo sociale.
E sono noccioline rispetto ai maggiori guadagni che le compagnie petrolifere stanno incassando in queste settimane. Sarà per questo che non abbiamo ancora sentito nessuna di esse lamentarsi?

Giudice dice no a sequestro libro di Travaglio "Se li conosci li eviti"


Finalmente una buona notizia per chi come noi pone un valore elevato ed irrinunciabile ad una informazione libera ed obiettiva.
Ieri infatti il giudice Gandolfi della X sezione civile del tribunale di Milano ha respinto, giudicandola "inammissibile", la richiesta di sequestro del libro di Marco Travaglio e Peter Gomez "Se li conosci li eviti", presentata dal deputato della Lega Nord Matteo Brigandì. Lo ha reso noto lo stesso Travaglio.

"Brigandì aveva sostenuto che il volume - uscito a marzo di quest'anno per Chiarelettere - conterebbe "una serie di imprecisioni, falsità e insulti di sicuro contenuto diffamatorio" nei suoi confronti: di qui la richiesta di "sequestro su tutto il territorio nazionale" e, in subordine, di provvedimenti per "evitare il protrarsi dell'illegalità".
Il giudice - ha spiegato Travaglio - ha ritenuto la richiesta "inammissibile", in quanto la Costituzione ammette il sequestro della stampa solo "nel caso di delitti per i quali la legge espressamente lo autorizzi o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili", violazione in ogni caso da accertare con sentenza passata in giudicato. Inammissibile, "per eccessiva indeterminatezza", anche la richiesta di provvedimenti per impedire il protrarsi dell'illegalità."

Come dire, faccio notare che, se il libro non deve essere censurato o tanto meno sequestrato, significa che l'informazione in esso contenuta non è falsa ma basata su fatti obbiettivi, diversamente da come sempre millantano i soliti noti difensori della Casta.
Un libro insomma che consiglio vivamente.
Perché, come sostengono gli autori riferendosi ai lorsignori del Palazzo, "se li conosci li eviti".

lunedì 18 agosto 2008

Ferrovie feroci, (ri)licenziato macchinista Dante De Angelis. FIRMA LA PETIZIONE!


Vi invito calorosamente a firmare la seguente petizione in favore di Dante De Angelis, il macchinista ferroviere in forza al deposito locomotive di Roma S. Lorenzo "la cui unica colpa è stata quella di avere esercitato il diritto di critica ed il ruolo di scrupoloso RLS".
Risultato?
Licenziamento in tronco, verbale, con allontanamento fisico effettuato dagli agenti della Polfer. Perchè? Per la dirigenza delle FS egli "ha diffuso notizie infondate e pretestuose, procurando un allarme ingiustificato". Certo, la rottura degli Eurostar in due pezzi è cosa di ogni giorno. Perché questo ingiustificato allarmismo da parte del competente addetto alla sicurezza?
Di conseguenza per lui questo allontanamento punitivo, quasi d'altri tempi direi.
Per ulteriori informazioni posto di seguito il seguente articolo dal sito "Macchinisti sicuri". Il grassetto è mio.

Ferrovie feroci: rilicenziato macchinista/RLS Dante De Angelis, il macchinista e RLS di Roma S. Lorenzo che aveva commentato lo spezzamento del primo Eurostar, ETR 500, avvenuto a Milano Centrale il 14 luglio scorso, ipotizzando l'eventualità di difetti di progettazione, controllo manutenzione e rischi per la sicurezza

Ieri 15 agosto 2008, presentatosi al lavoro, secondo il proprio turno, il capo deposito titolare di Roma S.Lorenzo gli ha annunciato verbalmente che era stato licenziato.
A seguito delle sue rimostranze e della richiesta di una comunicazione formale per iscritto, il funzionario aziendale per tutta risposta ha chiamato la Polfer per allontanarlo dall’impianto; l’azienda, che in questi giorni con un rigurgito di autoritarismo militaresco ha ingiustamente licenziato anche otto operai manutentori di Genova, tenta di neutralizzare il sindacato e di cucire nuovamente la bocca ai delegati alla sicurezza.
Vi sono gravi elementi che inducono a pensare che questo licenziamento sia frutto di un particolare accanimento e di una vera e propria persecuzione, quasi una vendetta personale, da parte dei massimi dirigenti FS sottoposti a procedimenti penali proprio a seguito delle denunce dei RLS.
Dante De Angelis, era stato già licenziato nel marzo 2006 per il rifiuto di usare il pedale dell'omo Morto e poi reintegrato dall'azienda a seguito di una grande mobilitazione sindacale, politica e di opinione pubblica.
Oggi occorre nuovamente mobilitarsi contro i licenziamenti sia di De Angelis che degli otto operai poiché vi e' il rischio concreto di una degenerazione delle nostre condizioni di lavoro si in termini di sicurezza che di libertà.
Sulle cause degli spezzamenti degli Eurostar avvenuti a Milano con i due ETR 500 indagano intanto le procure di Milano e Torino, con particolare riferimento agli organi di aggancio, mentre l’azienda aveva scaricato tutta la colpa sui macchinisti “rei” di aver lasciato inserito l’apparecchiatura SCMT.
Che ci sia un problema di progettazione negli ETR 500 l’ha riconosciuto pubblicamente anche l’amministratore delegato di FS spa, Mauro Moretti, ma che ci sia un problema di manutenzione e’ evidente a tutti, poiché è inammissibile che i treni si spezzino a seguito di una frenatura d’emergenza, anche indebita, comandata dall’apparecchiatura (di sicurezza) SCMT.

domenica 17 agosto 2008

I primi 100 giorni del governo secondo il Financial Times Deutschland [testo tradotto integralmente]


Il 14 agosto scorso il Financial Times Deutschland esce con un dossier sui primi 100 giorni del governo Berlusconi IV. Così come il Newsweek. Ma mentre i media italiani, e davanti a tutti il Corriere della Sera, danno notevole spazio al superficiale contributo degli americani, l'articolo dei tedeschi passa in sordina. Perché?
Mi sono dato la briga di tradurre il testo integralmente.
Il tono critico è qui ben evidente, leggete da soli. Il grassetto è mio.
Nella scelta di mettere in secondo piano il circostanziato dossier del FTD siamo nuovamente di fronte ad una scelta editorale di una (dis)informazione supina e amica dei potenti. Boicottiamola.

Lo Show di Silvio
di Andre Tauber (Milano), 14 agosto 2008

Silvio Berlusconi è da 100 giorni nuovamente capo del Governo. E da 100 giorni si comporta come se facesse qualcosa. Gli italiani ancora gli credono.

Una opportunità come questa non se la lascia scappare certo il professionista della comunicazione Silvio Berlusconi. Dopo un incontro con il Prefetto della regione in Piazza Carolina a Napoli si fa accompagnare dalla giovane donna dal soprabito alle luminanze al neon. Una spazzina. Il Presidente del Consiglio non attende a lungo, afferra una scopa e si rivolge alla telecamera. I divertiti passanti applaudono. Berlusconi si fa festeggiare come spazzino-capo della città. È l'ultima visita a Napoli prima della sua vacanza estiva.
Il settantunenne è per molti cittadini il salvatore della città. Berlusconi ha promesso loro prima dell'inizio del suo terzo mandato che la spazzatura avrebbe finito di accumularsi per le strade di Napoli. Tuttavia il giubilo della folla arriva un po' troppo presto. È vero che le strade sono pulite perché due discariche sono state aperte come pianificato da tempo, tuttavia come afferma uno dei precedenti commissari straordinari per la spazzatura in Campania Andrea Losco: "Ci vorranno anni prima che crisi passi definitivamente". Servono altre discariche, inceneritori e un sistema di separazione dei rifiuti.
E come a Napoli accade in tutto il paese. Il governo si guadagna il ringraziamento dei cittadini per delle cose che non sono state fatte per niente. Saranno 100 giorni il venerdì che viene - ed in questo tempo Berlusconi ha più che altro dato segnali, trasmesso ai suoi la convinzione che egli può cambiare l'Italia.
In realtà egli non ha cambiato ancora nulla. Da 100 giorni il Metodo-Napoli comanda anche a Roma: si festeggiano successi ancora prima che vengano raggiunti.
Prima di tutto è il governo da solo a festeggiare.

Alitalia è un altro caso. La compagnia aerea è ad un passo dal fallimento.
Per salvarla Berlusconi promette da mesi di tirare fuori una cordata di imprese italiane "Abbiamo già trovato investitori" ripete il capo del Governo come un mantra. Il capo dell'azienda produttrice di scarpe Geox, Mario Moretti Polegato, che nei giornali veniva dato come uno dei possibili creditori già sbottò in luglio "Troppe parole". Nessuno pensa ad investire quando il governo non prepara un piano ragionevole per il salvataggio di Alitalia.
Fino ad oggi non è ancora chiaro chi farà parte della cordata. Una sola cosa è certa: la ricerca degli investitori per ora è costata 300 milioni di euro ai contribuenti del fisco. Il governo ha dovuto investirli nell'azienda per salvarla dal fallimento.

Allo stesso modo viene inscenata la politica finanziaria dagli uomini di Berlusconi. In giugno ha proclamato il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti che il Governo si è accordato su un piano triennale dopo nove minuti e mezzo di discussione. "Lo abbiamo controllato con il cronometro" dice Tremonti. Le finanze dello Stato dovranno essere alleggerite di 36 miliardi di euro. Tuttavia molti esperti sono dell'idea che il Governo non ce la farà a realizzare questo ambizioso piano. "Ho dubbi che il governo seguirà un serio programma di tagli", afferma Susana Garcia, economista per l'Italia della Deutsche Bank. I governi Berlusconi non sono mai stati bravi nel risparmiare. Il professore milanese Tito Boeri, uno dei più capaci economisti del paese, ritiene il pacchetto come una "manovra senza speranza" dato che non prevede alcuna riduzione delle tasse e del carico fiscale. In questo modo una recessione è inevitabile.

L'economia italiana è, dopo l'assunzione dell'incarico da parte di Berlusconi, per la prima volta dopo tanto tempo andata in terreno negativo. Il governo ha ufficialmente stimato per il 2008 una crescita dello 0,5%, tuttavia molti economisti si attendono un dato negativo.
Il ministro Tremonti in ogni caso continua con le sue generose promesse. Afferma che verrà incontro alle famiglie che soffrono per i bassi salari, un'elevato carico fiscale ed una forte inflazione. Promette 20 mila case popolari nell'anno che viene, un bonus bebè e la riduzione della burocrazia, così come un sistema fiscale più giusto.
Tuttavia fino ad ora non è stato fatto nulla. Solo una nuova tassa per il settore dell'energia e della finanza. Teoricamente si dovrebbero sostenere le famiglie con questa "Robin Hood Tax", così ha promesso il governo. Ma dei 4 miliardi di euro in realtà soltanto poche centinaia di milioni saranno impiegate nella diffusione di carte sociali. L'opposizione ha parlato di elemosine e "pauperismo".

Berlusconi si è già proiettato sul prossimo tema. Egli annuncia ora il prossimo ritorno dell'Italia all'energia nucleare, da cui circa 20 anni fa si era usciti definitivamente. Il piano è teoricamente accetto al 60% della popolazione. Tuttavia "l'importante questione è dove si costruirà un tale impianto", rileva l'esperto per l'energia e l'ambiente Francesco Gullì. Nessuno ne vorrà avere uno nelle proprie vicinanze. Nel frattempo il governo ha anche allo studio la costruzione di un impianto tradizionale in Albania. Il che non rappresenta alcun ritorno all'energia nucleare. D'altra parte Berlusconi da per scontato il ritorno all'energia nucleare come cosa più che sicura.

"Ne abbiamo abbastanza di proclami riguardanti il futuro", afferma Dario Scalella. Il quarantaseienne conduce un'azienda che costruisce parti di elicotteri a Napoli e contemporaneamente dirige una rete regionale sotto la conduzione della banca Unicredit in un progetto che cerca di mettere assieme il mondo imprenditoriale con quello finanziario. Scalella da un lato abbraccia calorosamente gli obiettivi di Berlusconi, d'altra parte fin'ora non vede concreti risultati: "Ci piacerebbe una volta vedere una conferenza dove si dice: Abbiamo fatto questo."
Altri si spingono oltre con la critica. "Fino ad ora la politica economica non ha giocato alcun ruolo vero presso il governo", critica Boeri. Il che è rovinoso per un paese che ha bisogno assoluto di riforme. Da decenni la produttività del lavoro aumenta troppo lentamente, salari e tasso di crescita continuano a scendere in confronto ai paesi vicini della Unione Europea, il tasso di occupazione ristagna ad un livello basso.
Nell'anno che viene persino i greci supereranno l'Italia in quanto a PIL pro capite. La nazione si dibatte in una profonda crisi ed avrebbe bisogno ora di nuove idee.

Qui Berlusconi ha la possibilità di agire in modo deciso. Lo si è visto nella politica della sicurezza dove, sotto la sua egida, qualcosa è stato fatto. Ora gli stranieri possono essere espulsi più rapidamente, l'immigrazione illegale viene punita più severamente. E dall'inizio del mese 3 mila soldati [in realtà solo mille, visto che gli altri 2 mila sono impiegati in cpt e ambasciate, nda] pattugliano le città per aiutare la polizia e proteggere i cittadini.

Ma prima di tutto Berlusconi ha pensato alla sua di sicurezza. Con parole inequivocabili il Parlamento ha deciso che d'ora in poi il Capo del governo godrà di piena immunità. Finchè egli resta al governo del paese non potrà essere accusato da alcun giudice. La gioia di Berlusconi è stata conseguentemente grande. "Finalmente non devo passare più tutti i sabati in compagnia dei miei avvocati", ha affermato giubilante il patron dei media che da ultimo avrebbe dovuto comparire davanti ai giudici per corruzione. L'opposizione protestò - e a Piazza Navona a Roma dimostrarono in 20 mila.

Tuttavia fino ad ora la maggioranza degli italiani crede al Presidente del Consiglio. Il governo è più popolare di ogni altro che l'ha preceduto negli ultimi 40 anni. Secondo un sondaggio dell'Istituto Euromedia il 62% dei cittadini è soddisfatto del governo. Gli italiani descrivono questo come una "luna di miele" con gli elettori. "Gli italiani gli concedono un bonus di fiducia", afferma Roberto Weber, capo dell'Istituto di ricerca SWG. "Credono che Berlusconi può superare la crisi." Il demoscopo Renato Mannheimer completa: "Alcuni pensano anche che egli abbia addirittura fatto qualcosa per davvero."

Le prime prove critiche per Berlusconi lo attendono in autunno. Allora bisognerà trovare una soluzione per Alitalia. La Finanziaria verrà discussa in Parlamento. Inoltre Berlusconi ha in mente una riforma dell'ordinamento giudiziario così come una riforma federalista che certamente provocherà divisioni all'interno del governo. Perché i ministri del sud povero continueranno a fare affidamento sull'aiuto finanziaro del ricco nord. In autunno anche Napoli tornerà ad essere un tema importante per Berlusconi. Allora serviranno nuove discariche. Ma dove? Presso la piccola cittadina di Chiaiano, dove una discarca dovrebbe sorgere, i lavori sono stati interrotti per "motivi tecnici" - per la gioia degli abitanti e del loro sindaco. "Non pensiamo proprio che dall'autunno qui si scaricherà nuovamente spazzatura", è stato detto dall'amministrazione della città. Ci saranno allora ancora applausi per Berlusconi a Napoli?

sabato 16 agosto 2008

Bossi a Ponte di Legno vaneggia sull'ICI ("la rimetterò!"). Questa barzelletta non mi ha fatto ridere.


Nuovo Bossi-show da Ponte di Legno in occasione del comizio di ferragosto della Lega Nord.
Vi ricordate l'eliminazione dell'ICI promessa dal PdL e poi attuata lo scorso maggio fra le proteste dei Comuni?
Ebbene: "L'ICI la rimetterò!" promette ora il rude Umberto nazionale.
L'eliminazione dell'ICI mi aveva già dato allora materiale a cui pensare, perché, nonostante i cittadini siano tartassati da tributi di ogni genere:
1) Prodi aveva già tagliato l'ICI per i ceti meno benestanti (60%), riguardando il taglio del governo solo quel 40% più abbiente a cui la tassa comunale non era ancora stata tolta;
2) il taglio ICI significava (fonte: Il Sole 24 Ore) circa 2 miliardi di euro di mancati introiti per lo Stato (chi paga ora?)
3) l'ICI era un'imposta che veniva incassata direttamente dai Comuni e quindi impiegata in loco, pertanto era la più federale delle tasse.

Pertanto, caro Umberto, te ne accorgi solo ora che l'ICI serviva?
Che farete ora che ai comuni mancano i denari, vi inventerete la nuova gabella "sostitutiva dell'ICI"?
La presa di posizione dell'Anci, l'associazione nazionale dei Comuni italiani, è ovvia. Infatti si osserva che Bossi "ha raccolto la forte preoccupazione dei comuni che non vedono garanzie e certezze circa il reintegro del mancato gettito dell'ICI sulla prima casa e per una situazione in cui si torna palesemente ad un sistema di trasferimenti erariali e di limitazione della autonomia fiscale e finanziaria delle amministrazioni locali". Troppo tardi, perché la consueta commedia all'italiana si è compiuta. Ma una di quelle che non fa ridere.
Popolo italiano manica di imbecilli? Popolo italiano smemorato?

Solo un'ultima considerazione.
Quando l'ICI verrà reintrodotta perché ai comuni mancano i denari che non sono ancora stati ripianati, chi dovrà pagarla? Quel 40% di ricchi, tra cui abbienti con ville che ora non la pagano più, o forse... mica mica i soliti noti?
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