"Non importa dove si nasce se si combatte per le stesse idee e si crede nelle stesse cose."
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venerdì 27 giugno 2008

Il diritto di sapere

Oggi, venerdì 27 giugno, il settimanale L'Espresso pubblica il testo di una conversazione telefonica tra Silvio Berlusconi e il direttore di "Rai Fiction" Agostino Saccà avvenuta il 12 settembre 2007. Nella seconda parte della conversazione, pubblicata dal settimanale in edicola e sul sito internet, il Cavaliere parla dell'attrice Antonella Troise.
Dapprima mi era sembrato non corretto pubblicare il testo di questa intercettazione, non potendovi riscontrare alcuna rilevanza penale in essa.
Ma un altro genere di considerazioni, e cioè la valenza morale della stessa mi spinge ora a mostrarne il testo anche su questo blog:

Ber: Punto secondo, quella pazza della Antonella Troise...
Sac: Sì.
Ber: Si è messa in testa che io la odio...
Sac: Sì.
Ber: Che io ho bloccato la sua carriera artistica..
S
ac: Ma...
Ber: È andata a dire delle cose pazzesche in giro... Ti chiedo questa cortesia, di farle una telefonata...
Sac: La chiamo...
B
er: E di dire: guarda che e, e, e... fissare un appuntamento, non lo so, dire che c'è qualche cosa, e di dire che io ti ho tolto la tranquillità perché sono un po' di settimane che continuo a dirti: io devo far lavorare la Troise...
S
ac: Va bene, la chiamo, la convoco...
B
er: Scusa, dille, sottolinea il mio ruolo attivo...
S
ac: Va bene.
Ber: Perché io continuo a dirglielo, ma lei dice pensa che io le sia di ostacolo addirittura, che è una cosa folle, io non sono mai stato di ostacolo a nessuno in vita mia in nessun campo... va bene, però è pazza e, quindi...
S
ac: Sì.
B
er: Fammi questa cortesia perché sta diventando pericolosa.
S
ac: Va bene...

Il punto a cui volevo arrivare è che non sta scritto da nessuna parte che i cittadini debbano venire a conoscenza dei soli fatti che hanno una rilevanza penale, e che sarebbe utile e, secondo me, anche auspicabile che anche semplicemente fatti moralmente rilevanti vengano portati a conoscenza della cittadinanza.
Questo in modo che sia possibile il controllo democratico della classe dirigente, concetto ben radicato nei lontani Stati Uniti, ove una limitazione della libertà di stampa come quella allo studio del Parlamento italiano sarebbe impensabile.
In poche parole, non è forse interesse dei cittadini venire a conoscenza anche di particolari moralmente rilevanti come quelli per esempio contenuti nell'intercettazione sopra pubblicata? Non è interesse del cittadino sapere quale possa essere la natura del Berlusconi vero fuori della artificiosità delle comunicazioni televisive preconfezionate?
Non coincide in questo caso il diritto di sapere con l'interesse della Nazione?
Non possiamo noi, popolo italiano, pretendere dai nostri dipendenti, la classe politica, che la loro vita privata sia, come quella pubblica, limpida e trasparente come il vetro?
Sempre partendo dalla supposizione che il fine della classe politica sia quello di servire il popolo, e non viceversa.

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